La Chiesa di Sant'Andrea venne costruita a partire dal 1472 su progetto di Leon Battista Alberti. Occupa il luogo del monastero
benedettino, sorto parallelamente alle vicende dei ritrovamenti delle reliquie del Sacro Sangue. Ludovico II Gonzaga decise
di radere al suolo l'antico edificio, di stile romanico ma gia' ingrandito in epoca gotica (si veda il campanile sopravvissuto, eretto nel 1414).
La scelta rientrava in un piu' vasto disegno di riedificazione urbana dell'intera citta', che razionalizzava il sistema viario all'esterno
di piazza Sordello. Leon Battista Alberti mori' prima che i lavori fossero iniziati. La fabbrica si sviluppo' in un lunghissimo periodo di tempo
- circa tre secoli -, sotto la direzione iniziale del fiorentino Luca Fancelli. Quel che ne usci' e' certamente uno dei grandi
monumenti della cristianità, anche se la forma definitiva tradisce in parte le intenzioni del suo primo ideatore. In particolare, poi,
se ci allontaniamo dal portale, camminando verso l'abside, la purezza originaria sfuma, soprattutto a causa della sovrabbondante
decorazione floreale della navata unica. Resta il grande volume interno, mirabilmente ripartito in spazi circolari, e la complessa
derivazione classica della facciata, tanto piu' ricca se confrontata con l'uscita posteriore lasciata grezza, verso piazza Alberti.
La cupola e' opera di Filippo Juvara, e venne completata nel 1765; e' assai diversa dalla soluzione albertiana (una copertura a calotta, si suppone), ma si impone ugualmente allo sguardo con una certa grazia, per quanto e' consentito dalle sue imponenti dimensioni.
L'interno e' grandioso. La volte a botte copre la navata, che sembra evocare il sogno di un edificio della Roma imperiale, sul tipo della
basilica di Massenzio. Il transetto e' di uguale altezza. La luce che filtra dall'alto divide quasi lo spazio in due zone, l'una illuminata
e l'altra in ombra, riequilibrando il gioco dei volumi. Gli affreschi, alquanto goffi, appartengono ad artisti minori del settecento e
dell'ottocento.
Il discorso cambia se iniziamo a prendere in esame le cappelle. La piu' importante e' di certo la prima a sinistra, subito dopo il portale (un gioiello scultoreo del rinascimento, con piccoli e bizzarri animali che si aggirano tra piante, fiori e frutti). Qui riposa Andrea Mantegna (1431-1506); i figli Ludovico e Francesco sono, insieme al giovane Correggio, gli autori delle pitture, che rappresentano le Virtù e gli Evangelisti; il Battesimo di Cristo e la tela della Sacra Famiglia e Famiglia del Battista sono invece opere a cui certamente Andrea ha messo mano, imprimendo specialmente nel secondo caso i tratti del suo genio. Notate i graticci carichi di frutta. Mirabile per forza espressiva il ritratto in bronzo di Andrea, eseguito da Gianmarco Cavalli.
Proseguendo sulla parte sinistra, si notera' nella seconda cappella una pala di Lorenzo Costa il Vecchio. La quarta, detta dell'Immacolata, era dedicata un tempo al culto del Preziosissimo Sangue; interessantissimi gli affreschi, che rappresentano piccole figure di santi immersi nel fogliame. Accanto alla quinta cappella e' un bel pulpito cinquentesco attribuito ai fratelli Mola. Nella settima, un dipinto di Viani e affreschi attribuiti al Fetti; inoltre, tre Mausolei delle famiglie Andreani, Strozzi e Petrozzani.
La cripta, ampliata dall'architetto Viani per ordine di Vincenzo Gonzaga, ospita le tombe dei duchi e i due Sacri Vasi in oro, forgiati da Giovanni Bellezza nel 1874, dopo che i precedenti, opera del Cellini, erano stati rubati dagli Austro-Ungarici.
Ritornando verso la facciata, a destra, altre notevoli cappelle. Nella settima, una tela seicentesca raffigura il ritrovamento del Preziosissimo Sangue. Nella sesta, gli affreschi di scuola di Giulio Romano ricordano la Crocefissione, con San Longino, e il ritrovamento della Reliquia; la pala oggi presente è la copia di un'opera di Giulio (l'originale e' al Louvre), che dipinse la Vergine, San Giuseppe e Sant'Andrea: a quest'ultimo la chiesa venne dedicata perche', secondo la leggenda, appari' in sogno a un cieco, spronandolo a rivolgersi a Beatrice di Canossa e a scavare in un certo luogo per recuperare il Sangue perduto.
Infine, la prima delle cappelle di destra ospita il Battistero. I tondi affrescati (di Correggio e scuola del Mantegna), qui presenti un tempo e provenienti dal vestibolo, sono ora visibili nelle sale del Museo Diocesano.
Lettura consigliata: La Cappella del Mantegna in Sant'Andrea, di Signorini, Pastore e Ghirardini, Mantova (Casa del Mantegna), 1993 .