La devozione del Sangue di Cristo


In Italia, nella citta' di Mantova, si ebbe il rinvenimento del sangue di nostro Signore Gesu' Cristo ad opera di un certo Adalberto... Il caso volle che in quel tempo Bonifacio andasse col signor papa in Baviera dall'imperatore Enrico... E l'imperatore disse a Bonifacio, duca dei Longobardi - Evviva, duca; che grande e prezioso tesoro tieni nascosto nel tuo dominio! - ... Non appena l'imperatore e il signor papa, con tutto l'esercito e i vescovi, furono giunti a Mantova, il venerabile Adalberto, cosi' cieco come era, prese una zappa e comincio' a scavare nel luogo che gli era stato rivelato dalla grazia di Dio... Si trovo' un'urnetta marmorea posta tra quattro lastre di marmo candido, scolpite... Aperta la cassettina di piombo, videro che essa era all'interno divisa in due parti... E si sparse un cosi' soave profumo... e si apersero gli occhi del venerabile cieco... Quanti miracoli siano qui avvenuti e quanti diavoli siano qui stati espulsi e quanti afflitti da infermita' abbiano potuto tornare alle loro case guariti, non ci e' possibile descrivere...

Queste sono le parole dell'ignoto autore che, nella seconda meta' dell'undicesimo secolo, redasse il racconto De inventione Sanguinis Domini. Pur tra particolari inesatti o fantasiosi, lo scrittore delinea con precisione i fatti e, per ulteriori dettagli, rimanda a un libretto conservato nella chiesa di Sant'Andrea. Purtroppo, la distruzione dell'archivio monastico in un incendio, la soppressione dello stesso monastero e il rifacimento totale della Basilica ci impediscono di apprezzare compiutamente le diverse modalita' della venerazione. Sappiamo tuttavia che una serie di pontefici e di governanti vennero a rendere omaggio alla reliquia, o ad asportarne alcuni frammenti. Alessandro II nel 1067, Innocenzo II nel 1134, l'antipapa Giovanni XXIII nel 1414 e Martino V subito dopo; l'imperatore Enrico III volle portare con se' una particella, che venne poi accolta nel monastero di Weingarten, in Germania. Ma l'episodio piu' importante e' certamente il Concilio indetto nella citta' virgiliana da Pio II, dal 27 maggio 1459 al 19 gennaio 1460. Il tema principale dell'altissima riunione fu la crociata contro i Turchi. Tuttavia, a margine del dibattito maggiore, si tenne una discussione che riguardava proprio l'attendibilita' della reliquia mantovana.



I Sacri Vasi nella versione di Giovanni Bellezza, oggi in Basilica



L'affresco del Pinturicchio, nella Libreria Piccolomini di Siena, ci mostra la grande Dieta. Pare che la disputa sul Sacro Sangue, promossa dallo stesso pontefice, avesse come contendenti i Domenicani e i Francescani. La sottigliezza delle argomentazioni fu, come di consueto, straordinaria; le parti fisiche del corpo di Cristo avevano o no esistenza indipendente rispetto alla Sua divina persona? Era blasfemo adorarle? Significava rinnovare gli errori del paganesimo? Come e' facile capire, si tratta di un nodo cruciale e di una materia spinosa: la reliquia di Mantova ha un peso diverso rispetto agli innumerevoli manufatti piu' o meno collegati ad episodi di santita', ma sempre e comunque appartenenti ad una storia terrena. Anche la punta di lancia che trafisse il costato di Gesu' rimane solamente un'opera dell'uomo. Altra cosa e' il possedere, rinchiusa in una scatoletta, una goccia del sangue di Chi, pur essendo Dio, ha accettato il sacrificio supremo per la nostra salvezza. Infine, la bolla Ineffabilis sanci' la decisione: implicitamente, veniva riaffermata la verita' della reliquia. Forse, la miracolosa guarigione del papa da un attacco di gotta non fu estranea a questa scelta.

Gli anni passarono, ma la devozione continuo'. Nel 1479 venne scoperto anche in San Paolo un frammento sacro; nel 1608 Vincenzo Gonzaga istitui' l'Ordine del Redentore, nel cui medaglione trovavano posto l'impresa del crogiolo e l'effigie di un Sacro Vaso. Poco tempo prima, il padre Guglielmo aveva ordinato di trasportare una parte della reliquia nella chiesa ducale di Santa Barbara. Fu un'idea saggia: il 19 marzo del 1848 i soldati dell'esercito austriaco, in particolare gli ungheresi (ancora!), rubarono i preziosi vasi forgiati dal Cellini e dispersero quel Sangue che fino ad allora era stato degnamente conservato in Sant'Andrea. Per ricostituire il culto fu necessario fondere altri due recipienti in oro (grazie alla maestria dell'orafo milanese Giovanni Bellezza) e, soprattutto, cercare in Santa Barbara il materiale sopravvissuto. Nel Duomo restava invece intatta un'altra porzione, ancora oggi custodita dai canonici.


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author: giovanni pasetti