Il Palazzo del Te: i lucidi inganni


Tra il 1524 e il 1526, Giulio Romano inizio', su ordine di Federico II Gonzaga marchese di Mantova, figlio di Isabella d'Este, a ristrutturare le vecchie scuderie, poste su un'isoletta alle porte della citta'.

L' intenzione del marchese e' controversa: costruzione di una villa di campagna, o di un rifugio ameno dove nascondersi con l'amante Isabella Boschetti, oppure edificazione di un vero palazzo destinato a ospitare un potere quasi regale. In ogni caso, il grande artista (Giulio Pippi, nato a Roma sul finire del secolo) prosegui' velocemente i lavori, valendosi della propria duplice arte di architetto e pittore. Significativamente, gran parte dell'opera era compiuta al tempo della prima visita di Carlo V, reduce da Bologna dove era stato incoronato imperatore dal papa (1530).

L'edificio, oltre a essere un capovaloro assoluto del manierismo italiano, e' infatti legato ad un complesso progetto iconografico, molto studiato ma non ancora del tutto chiarito. Dopo i recenti restauri del 1989, il palazzo si presenta nella sua purezza originaria (il colore tenue della facciata, scandita da decorazioni classicheggianti), e nella sua complessita' vertiginosa.



Un particolare dagli affreschi della Sala di Psiche
La struttura quadrata del corpo principale ospita molte stanze decorate in modo suntuoso, secondo tonalita' e approcci stilistici assai diversi. Tra le principali, occorre ricordare almeno: la Sala del Sole, il cui soffitto ritrae l'avvicendarsi nel cielo degli astri maggiori; la Sala dei Cavalli, cosė chiamata per le figure dei celebri destrieri gonzagheschi, calmi eppure frementi, che ritmano le pareti; la Sala di Amore e Psiche, tumultuosa illustrazione del mito classico, sospeso tra riferimenti dotti e allusioni prosaiche al gioco delle feste e degli amori. Inoltre, la Sala dei Giganti, che intende celebrare la vittoria di Carlo V / Giove sulle forze ribelli che ostacolavano la sua ascesa al trono. La Sala dei Venti, costellata di segni zodiacali. La Sala delle Imprese, che elenca gli emblemi della dinastia sottolineando in particolare quello pių caro a Federico, la salamandra che si torce per un amore che non prova: Quod huic deest me torquet. Naturalmente, non e' da trascurare la visita al giardino, da cui si vede l'elegante esedra, accanto alla quale sorge l'Appartamento della Grotta, calco di una piccola villa romana.

Occorre poi ricordare la presenza di alcune importanti collezioni museali: la raccolta egizia di Giuseppe Acerbi e la Donazione Mondadori, oltre ad antiche monete e medaglie. Si e' poi aggiunto un interessante gruppo di manufatti provenienti dall'antica Mesopotamia. Infine, e' qui la sede del Centro Internazionale di Palazzo Te, che dal 1989 propone a ritmo serrato importanti mostre.

Il Palazzo, terminato nel 1534 da un Giulio Romano che non riuscira' piu' a lasciare Mantova, diviene la seconda dimora ducale per importanza: e' un luogo che oscilla tra la cornice lussureggiante di feste libertine e la riaffermazione del potere legittimo di Federico e della sua sposa, Margherita di Monferrato, discendente dagli imperatori di Bisanzio. Un luogo di sogno, dunque, ma non di un solo sogno.

Lettura consigliata: Il Palazzo dei Lucidi Inganni, di Amedeo Belluzzi e Walter Capezzali, Mantova, 1976.

Per quanto concerne Giulio Romano, si veda il catalogo della mostra che venne inaugurata dopo la fine dei restauri, edizioni Electa.



Il labirinto


Ritorno a casa



author: giovanni pasetti