Isabella d'Este, nata a Ferrara nel 1474 dal duca Ercole I e da Eleonora d'Aragona, figlia di Ferdinando re di Napoli, sposo' il
12 febbraio 1490 Francesco II, quarto marchese di Mantova, nipote di Ludovico Gonzaga. Il fidanzamento risaliva alla sua piu'
tenera eta': era stata promessa in sposa a soli sei anni, il 28 maggio del 1480. Il matrimonio, come di consueto,
rappresentava il coronamento di un'operazione politica: l'alleanza tra le due ricche casate padane, molto simili nel fasto e nelle
ambizioni, doveva ravvivare il sangue di entrambe, costruendo una linea dinastica a cui contribuivano tutte le piu' illustri famiglie
d'Europa, da Carlo Magno in poi. Le feste, prima e dopo la cerimonia, furono sfrenate; Isabella arrivo' nella citta' virgiliana via
fiume, sbarcando insieme ai parenti e ai servitori come una nuova regina del lago. La sua bellezza, unita al suo acume e ad una
notevole caparbieta', le fece ben presto conquistare una posizione di assoluta preminenza all'interno della corte mantovana. Una
nuova linfa intellettuale e un lusso pronunciato animarono le stanze di Palazzo Ducale,
splendide ma in un certo senso ancora austere. La ragazza porto' con se' l'amore per il teatro e la musica (inizia qui l'intenso
rapporto tra i Gonzaga e i commedianti, di ogni genere e specie), insieme ad un acceso gusto per il collezionismo.
Oggi, il visitatore del palazzo puo' cogliere un'eco remota della splendida esistenza della Marchesa percorrendo le sale che ella scelse come abitazione dopo il 1520, quando, ormai vedova, si trasferi' dalla residenza ufficiale, ricavata nel castello (sarebbe morta quasi vent'anni dopo, nel 1539). L'appartamento, detto della Grotta, si trova al piano terra e comprende una parte di un palazzetto quattrocentesco, con affreschi e decorazioni di stile goticheggiante. Ma il ramo piu' importante, che allinea la Camera grande, lo Studiolo e la Grotta vera e propria, e' perpendicolare al primo e divide piazza Lega Lombarda dall'ampio cortile Ducale. Nonostante la dispersione delle inestimabili opere d'arte un tempo contenute in questi pochi metri quadrati, e' ancora possibile tracciare un quadro quasi completo del magnifico ambiente.
Infine, passiamo nella Grotta, una camera decorata dalle tarsie lignee dei fratelli Mola (1506). Qui si trovava la celebre collezione della signora d'Este. Impossibile nominare tutti i pezzi della raccolta (ricordiamo, per sottolineare l'avidita' artistica della Marchesa, l'episodio degli arazzi sottratti durante il sacco di Roma). Un numero infinito di oggetti rari e preziosi: avori, medaglie, vasi, cristalli, gemme, un corno di narvalo, saliere, busti e sarcofagi romani, statuette dell'Antico (Jacopo Alari-Bonacolsi), satiri in bronzo, cammei.
Tra queste ricchezze, Isabella riuniva i suoi consiglieri e i suoi letterati favoriti: Mario Equicola, Paride da Ceresara, Gian Giacomo Calandra (oltre ai piu' celebri Ariosto, Castiglioni, Boiardo, Bembo...). Forse, in queste sale venne studiato anche l'autore misterioso dell'Hypnerotomachia Poliphili, i cui disegni presentano alcuni punti di contatto con i quadri del Mantegna, in particolare con la Minerva. La Marchesa guardava e ascoltava, con quell'attenzione che traspare nel cartone disegnato da Leonardo da Vinci; alcuni hanno persino creduto di riconoscere una lontana parentela figurativa tra la bella castellana e l'immortale Gioconda.
Lettura consigliata: I Gonzaga in pantofole, di Rita Castagna, Mantova (Edizioni Moretti), 1988 .