Il gioco e il mistero: i due cammini


Sul soffitto della Grotta appaiono, come in altri luoghi dell'appartamento di Isabella, alcune imprese appartenenti alla Marchesa, che forse collaboro' alla loro invenzione. Se l'interpretazione dei motti e delle insegne di una dinastia e' sempre un compito difficile, in questo caso le allusioni diventano ancora piu' oscure. Sembra quasi che la signora d'Este abbia voluto alludere a un complesso cammino iniziatico, che risente del neoplatonismo dell'epoca e si combina con le suggestioni tipiche di Mantova.

Analizziamo alcuni degli emblemi piu' significativi. L'impresa delle note rappresenta in realta' una serie di sospensioni; sull'ideale spartito si inseguono alcuni segni musicali: la chiave di contralto, i quattro tempi, tre pause, poi due, poi una, poi ancora due semipause separate da un suspirium. Si ha l'impressione di trovarsi di fronte a un rebus, come se l'autore (o l'autrice) avesse inteso dire che piu' importante dei contenuti sono gli intervalli, che ogni musica e' costruita dal silenzio, che nell'assenza si intravede meglio la melodia. Vuoto per pieno, dunque; oppure, il calco apparentemente privo di senso di qualche motivo che non doveva essere svelato alla folla. Piu' semplice rintracciare il significato della frase Nec spe nec metu: e' un invito alla moderazione, che si distanzia in modo uguale dalla speranza e dal timore; questa volta, e' certamente Isabella ad avere immaginato il concettoso motto, come lei stessa racconta in una lettera: siamo state la inventrice et habiamo la facta nostra impresa peculiare. Altrettanto facile sembra l'interpretazione delle lettere accostate Alfa e Omega, principio e fine del mondo, quindi allusione, in parte cristiana, all'infinito che circonda l'uomo. Quanto al candelabro, secondo il Giovio nacque da un affronto che la Marchesa pati' dal figlio Federico, tanto affettuoso nei confronti di una dama della corte da indurla a stimarsi quasi superiore alla stessa Signora. Il candelabro fatto a triangolo sarebbe dunque Isabella, che da sola e' in grado di illuminare la vita di palazzo: Sufficit unum in tenebris.



Impresa della YS, dipinta sulla volta dei camerini di Isabella




Restano tre imprese, le piu' enigmatiche. La prima e' una A blu in campo d'oro circondata da fiamme: appare anche sopra una tavola di legno nel soffitto della Casa di Rigoletto, oltre a rappresentare la decorazione principale del Camerino delle Fiammelle, in Castel San Giorgio. Si allude all'amore, che e' tanto forte da donarsi continuamente, irraggiando come un nuovo sole? Non sappiamo, poiche' nel carattere di Isabella la componente passionale viene spesso nascosta.

Il secondo emblema e' quasi una sciarada. Si tratta del numero 27 scritto in romano: XXVII. Alcuni studiosi l'hanno inteso come un gioco di parole, che proclamerebbe una vittoria ottenuta sconfiggendo le sette nemiche: vinte sette. Ci sembra una spiegazione alquanto fragile. Forse, siamo davanti all'indicazione cifrata di un luogo o di un personaggio, quasi che la ventisettesima fosse la stazione finale di qualche percorso associato a una cerimonia, a un rito che si ripeteva nella corte isabelliana. Ricordiamo che a palazzo erano molto apprezzati i Tarocchi, e che spesso alle carte si facevano corrispondere delle dame, impegnate cosi' due volte nella partita.

Infine, la terza impresa sembra la piu' ovvia. E' una YS, lettere intrecciate che si riferiscono certamente all'inizio del nome Isabella. Tuttavia, l'evidenza trae spesso in inganno. Quella Y somiglia a un ramo bipartito, e non bisogna dimenticare che la tradizione neoplatonica associa un simbolo analogo al concetto di bivio, decisione, scelta. Esistono due cammini, l'uno che sale, l'altro rivolto in basso; due strade per giungere alla conoscenza, una che rasenta i territori del Male, l'altra che predilige solamente il Bene. Ricordiamo Virgilio, e il suo ramo d'oro: Ma non si puo' discendere nei segreti della terra, prima / di avere staccato dall'albero il virgulto dalle fronde d'oro. La bipartizione e' anche associata al labirinto, dove la Y puo' trasformarsi in T. Da ultimo, accenniamo alla leggenda dell'isola di Ys: si tratta di un mito celtico, in cui si immagina la presenza di un'isola fatata in fondo al mare. Chi e' in grado di raggiungerla e' capace anche di cogliere alla radice i misteri ancestrali. Il quadro del Costa che ritrae allegoricamente la corte di Isabella raffigura appunto, secondo uno studioso seicentesco, un'isola delle delizie dove l'Amore incorona gli Amanti. Per quale terra salpera' la nave ferma alla rada?


Ritorno a casa



author: giovanni pasetti