Il Destino e il Gioco delle Carte


L'origine delle carte chiamate Tarocchi, strumenti per il gioco e la divinazione, resta a tutt'oggi alquanto misteriosa. L'Oriente, la Spagna, la Francia, l'Italia: queste sono le terre che si contendono il luogo di nascita dei mazzi colorati che nel quindicesimo secolo si diffusero rapidamente in Europa, provocando la reazione risentita del clero. Il loro stesso nome non e' mai stato spiegato in modo convincente: anagramma della parola tora, la legge ebraica, oppure di rota, la ruota della fortuna e il volgere degli astri; legame con il mondo della Cabala, attraverso una deformazione del termine Sefirot; allusione ai disegni marcati sul retro... La divisione nei 22 arcani maggiori (che verranno in seguito utilizzati per predire il futuro) e i 56 arcani minori (i quattro normali colori, o semi, prima coppe, spade, denari e bastoni, quindi cuori, fiori, quadri e picche) sembra rispondere ad una diversa finalita' d'uso. I primi 22 arcani vennero chiamati Trionfi (interessante il rapporto con l'opera omonima del Petrarca e con i carri decorati delle feste medioevali e rinascimentali) o Atutti, nello stesso senso dell'attuale atout, cioe' briscola che vince le altre carte, superiore quindi a tutti.

Una cosa e' certa. A parte alcune menzioni in documenti trecenteschi, gli esemplari piu' antichi giunti fino a noi risalgono al quindicesimo secolo e provengono dalle Corti padane. Il mazzo Visconti e' opera della bottega di Bonifacio Bembo, artista cremonese nato nel 1420; nel giro di pochi anni, a Ferrara appaiono i cosiddetti tarocchi di Carlo VI, come ci viene confermato da due inventari estensi del 1442, in cui si legge pare uno de carte da trionfi e quattro paia di carticelle da trionfi. La divisione in figure, carte numerate e rappresentazioni di virtu', condizioni umane, pianeti ed altri elementi simbolici segue gia' il ritmo tradizionale. In quanto allo stile, e' inevitabile notare un forte richiamo alle miniature di area francese, spesso eseguite da maestri lombardi, che decorano nel periodo immediatamente precedente i codici di argomento cavalleresco. Altre significative affinita' sono rintracciabili con il ciclo di affreschi del Castello della Manta (vedi la grande fontana della giovinezza, simile all'Asso di Coppe, la carta dell'abbondanza) e con i dipinti del Pisanello (il cavaliere con il grande copricapo, a Mantova, e il cavaliere di spade del mazzo Visconti-Sforza).



Uno dei Tarocchi associati al nome del Mantegna



I Tarocchi del Mantegna si distinguono dagli altri per il numero (50) e per i soggetti raffigurati. Si tratta di cinque gruppi di dieci immagini, senza alcun riferimento ai consueti semi. Alcuni esempi: il Fameio, il Merchadante, il Doxe, il Papa appartengono alla serie delle Condizioni Umane; Calliope, Clio, Talia, Apollo ad Apollo e le Muse; la Geometria, la Poesia (carta XXVII), la Retorica, l'Astrologia a Le Arti e le Scienze; la Temperanza, la Fortezza, la Fede, la Giustizia a Gli Spiriti e le Virtu'; infine, il Sole, Venere, Giove, la Prima Causa (carta XXXXX) a I Pianeti e le Stelle. Quanto alla datazione, si propende per gli anni sessanta del quindicesimo secolo, visti i possibili raffronti con alcune miniature del periodo. L'attribuzione al maestro padovano sembrava puramente di maniera; recentemente, Giannino Giovannoni ha osservato, in un suo bel saggio, che sono numerose le corrispondenze tra queste carte e alcune figure dipinte all'interno della Cappella Funeraria del Mantegna: la riproposizione della serie delle Virtu' e delle altre figure della Cappella... rivaluta l'ipotesi che vorrebbe far derivare i tarocchi enciclopedici, detti del Mantegna, da un prototipo, ormai perduto, realizzato dallo stesso Mantegna all'epoca del Concilio di Mantova (1459-1460)...

Questi tarocchi sarebbero dunque un gioco parallelo, che presenta alcune carte in comune con il mazzo normale, ma accentua il significato sapienziale ed allegorico dell'intera serie. La presenza di Isabella d'Este a Mantova avra' sicuramente contribuito a diffondere l'uso ludico e divinatorio delle lame; sappiamo che a Ferrara ad ogni carta si faceva corrispondere una dama, in una cerimonia infinita di seduzione e di apprendimento. D'altra parte, non va sottovalutato l'aspetto cortese del gioco. I Tarocchi sono un torneo di figure che si affrontano sul tavolo invece che sulla pubblica piazza; si individuano inoltre numerosi riferimenti al tema della cerca, connesso alla storia della Passione di Cristo. Sono gli stessi semi a parlare: il cuore puo' intendersi come il segno del sacrificio, coppa traboccante amore, le picche e i bastoni sono la lancia e la punta di lancia che feri' il costato, le spade e i fiori alludono alla distruzione e alla successiva rigenerazione, il ritorno della natura. Infine, se i denari sono il prezzo del tradimento di Giuda, nei quadri si riconoscera' quella piaga al petto che in questo modo viene talvolta rappresentata nelle miniature nordiche: ferita sanguinante e ovale di gloria, mandorla irraggiante.

Lettura consigliata: Mantova e i Tarocchi del Mantegna, di Giannino Giovannoni, Mantova (Casa del Mantegna), 1987 .


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author: giovanni pasetti