I Martiri di Belfiore:

una pagina del Risorgimento italiano


Il Risorgimento mantovano trova le sue premesse al tempo dell'occupazione francese, durata dal 1797 (il primo febbraio di quell'anno l'assedio delle truppe di Napoleone ebbe finalmente la meglio sulle fortificazioni della citta') al 1814 (fuga del vicere' Eugenio). La maggior parte della popolazione resto' indifferente di fronte al ritorno degli austriaci, ma fu impossibile non constatare il ripristino immediato delle consuetudini conservatrici, per quanto stemperate dalla proverbiale buona amministrazione asburgica. Inoltre, la Municipalita' aveva proposto all'Austria il recupero degli ordinamenti del vecchio ducato; per tutta risposta, Mantova entro' a far parte del Regno del Lombardo-Veneto, in diretta dipendenza dall'Impero. Inoltre, si accentuo' il suo carattere di fortezza, insieme agli altri tre vertici del cosiddetto Quadrilatero (Peschiera, Verona, Legnago). Infine, le umide stanze del Castello di San Giorgio divennero uno dei carceri di massima sicurezza dell'Italia del Nord.

Di fronte a tutto questo, e in armonia con le nuove aspirazioni libertarie, anche a Mantova si svilupparono diverse associazioni segrete, che potevano schierare un elevato numero di aderenti. Durante la prima guerra di indipendenza non vi fu alcuna insurrezione, e anzi qualche storico ipotizza che un evento simile avrebbe potuto scardinare la compattezza dell'esercito austriaco; tuttavia, al termine del primo sfortunato tentativo sabaudo, inizio' a concretizzarsi quell'importante congiura che storicamente si lega al nome dei Martiri di Belfiore.



Un ritratto di Domenico Fernelli
Anima della cospirazione fu Don Enrico Tazzoli, sacerdote nato a Canneto sull'Oglio. Ma numerosi furono i partecipanti, tanto da scatenare la rabbiosa reazione asburgica, che pure cerco' di rimanere entro i confini di una certa moderazione. Gli arresti e le esecuzioni si susseguirono durante il 1851, il 1852 e il 1853, anno in cui il tribunale imperiale decise di assolvere un gruppo di imputati per non esacerbare ulteriormente gli animi. Seguira', in occasione delle nozze imperiali del 1854, un provvedimento generale di grazia. Tuttavia, nel volgere di questo breve periodo erano gia' stati impiccati parecchi patrioti, tra cui i mantovani Tazzoli, Grioli, Grazioli, Poma e Frattini, chiamati Martiri di Belfiore dal nome della valletta fuori porta, accanto al lago, in cui vennero giustiziati. Giovanni Arrivabene era sfuggito alla morte molto tempo prima grazie alla fuga e all'esilio. Domenico Fernelli inizio' a scontare in carcere una pena di 16 anni, poi abbreviata a quattro. Gli scampati ingrossarono le fila dell'esercito garibaldino, partecipando in qualche caso (Finzi, Acerbi) all'impresa dei Mille. Mantova rimase comunque sotto la dominazione austriaca fino al 1866, quando l'Impero fu costretto a cederla, insieme al Veneto, al nascente Stato Italiano. La bandiera del Comune porta la medaglia d'oro assegnata alla citta' per il rilevante contributo offerto al processo di liberazione nazionale.

Nella sala del Consiglio Provinciale, una lapide ricorda le parole di Piero Calamandrei, che accomuna in un solo omaggio i caduti del Risorgimento e quelli della Resistenza: Sulle fosse del vostro martirio, negli stessi campi di battaglia, o suppliziati di Belfiore, o volontari di Curtatone e Montanara, dopo un secolo Mantova vi affida questi suoi caduti della guerra partigiana... Accoglieteli, ombre fraterne, sono della vostra famiglia. Mutano i nomi dei carnefici, Radetzky o Kesserling, variano i nomi delle liberazioni, Risorgimento o Resistenza, ma l'anelito dei popoli e' uno. Nella storia dove i secoli sono attimi, le generazioni si trasmettono questa fiamma ribelle.

Lettura consigliata: L'Eta' del Risorgimento, di Salvadori, Negrini e Giovetti, Mantova, 1988.



Il labirinto


Ritorno a casa



author: giovanni pasetti