una pagina del Risorgimento italiano
Il Risorgimento mantovano trova le sue premesse al tempo dell'occupazione francese, durata dal 1797
(il primo febbraio di quell'anno l'assedio delle truppe di Napoleone ebbe finalmente la meglio sulle fortificazioni della citta')
al 1814 (fuga del vicere' Eugenio). La maggior parte della popolazione resto' indifferente di fronte
al ritorno degli austriaci, ma fu impossibile non constatare il ripristino immediato delle consuetudini conservatrici, per quanto
stemperate dalla proverbiale buona amministrazione asburgica. Inoltre, la Municipalita' aveva proposto
all'Austria il recupero degli ordinamenti del vecchio ducato; per tutta risposta, Mantova entro' a far parte
del Regno del Lombardo-Veneto, in diretta dipendenza dall'Impero. Inoltre, si accentuo' il
suo carattere di fortezza, insieme agli altri tre vertici del cosiddetto Quadrilatero (Peschiera, Verona, Legnago).
Infine, le umide stanze del Castello di San Giorgio divennero uno dei carceri di massima sicurezza dell'Italia del Nord.
Di fronte a tutto questo, e in armonia con le nuove aspirazioni libertarie, anche a Mantova si svilupparono diverse associazioni segrete, che potevano schierare un elevato numero di aderenti. Durante la prima guerra di indipendenza non vi fu alcuna insurrezione, e anzi qualche storico ipotizza che un evento simile avrebbe potuto scardinare la compattezza dell'esercito austriaco; tuttavia, al termine del primo sfortunato tentativo sabaudo, inizio' a concretizzarsi quell'importante congiura che storicamente si lega al nome dei Martiri di Belfiore.
Nella sala del Consiglio Provinciale, una lapide ricorda le parole di Piero Calamandrei, che accomuna in un solo omaggio i caduti del Risorgimento e quelli della Resistenza: Sulle fosse del vostro martirio, negli stessi campi di battaglia, o suppliziati di Belfiore, o volontari di Curtatone e Montanara, dopo un secolo Mantova vi affida questi suoi caduti della guerra partigiana... Accoglieteli, ombre fraterne, sono della vostra famiglia. Mutano i nomi dei carnefici, Radetzky o Kesserling, variano i nomi delle liberazioni, Risorgimento o Resistenza, ma l'anelito dei popoli e' uno. Nella storia dove i secoli sono attimi, le generazioni si trasmettono questa fiamma ribelle.
Lettura consigliata: L'Eta' del Risorgimento, di Salvadori, Negrini e Giovetti, Mantova, 1988.