Andrea Mantegna muore il 13 settembre 1506, dopo un periodo di proclamata
(e in parte fittizia) penuria di denaro e di beni. Il suo carattere, nel
corso degli anni, si era ulteriormente inasprito. I rapporti con la Corte,
e in particolare con l'onnipotente Isabella, si erano certamente deteriorati.
Ad accogliere le spoglie terrene del maestro, ecco la Cappella, già
parzialmente predisposta all'interno del tempio albertiano. La chiesa
di Sant'Andrea, benché non ancora terminata, doveva già
apparire ai contemporanei come la summa di due grandi tradizioni:
il culto medioevale del Preziosissimo Sangue, portato a Mantova da Longino
feritore di Cristo, e la rivisitazione sublime della grande epoca classica.
Non c'è da stupirsi che nel testamento del 1504 Andrea abbia impartito
precise istruzioni. Qui, vicino all'entrata, esattamente dove il viaggiatore
viene per la prima volta colpito dall'immensa massa della costruzione,
archi che abbracciano senza sosta il vuoto, doveva riposare per sempre
il corpo esausto dell'artefice, perduto nell'eterno miraggio della prospettiva.
In un saggio assai interessante, Giuse Pastore così descrive
il luogo e la sua storia:
La prima cappella a sinistra per chi entra nella basilica di Sant’Andrea
è intitolata a San Giovanni Battista sin dal 1481. Riveste particolare
prestigio per essere cappella funeraria di Andrea Mantegna, che nel 1504
dispone di essere qui sepolto. Nell’ambito della basilica, la cappella
rappresenta anche un’immagine architettonica e decorativa culturalmente
raffinata, significativa espressione artistica del primo Rinascimento...
La cappella di San Giovanni Battista si inserisce nello studiato rapporto
armonico che regola la spazialità della navata sulla quale si aprono
tre cappelle grandi e tre cappelle piccole per parte... La ritmica alternanza
delle campiture murarie strette, in cui sono gli ingressi alle cappelle
piccole, con le larghe arcate che immettono alle cappelle grandi risponde
anche ad un evidente equilibrio di forze... Tale alternanza caratterizza
un interno che, per certi aspetti, è già anticipato nella
struttura di facciata...
Da un punto di vista architettonico, la piccola cappella è
un blocco compatto... Nel testamento del 1504, marzo 1, Andrea Mantegna
dispone di essere sepolto nella basilica di Sant’Andrea, nella cappella
di San Giovanni Battista: in seu ante capellam; ordina che sia costruito
un monumento con lapide di marmo; lascia un legato di cento ducati alla
chiesa e vincola i suoi eredi, Francesco e Ludovico, a provvedere per una
spesa di cinquanta ducati ai vari paramenti liturgici per l’altare e, per
una spesa di altri cinquanta ducati, a fornire la cappella di pitture ed
altri ornamenti. Nel documento si legge ut infrascriptis haeredibus
iussum fuerit, come agli infrascritti eredi sarà stato comandato:
una precisazione da non sottacere, come invece pare sia avvenuto nelle
trattazioni sull’argomento. Per corroborare ancor più questa sua
volontà, il Mantegna, l’undici agosto dello stesso anno, ottiene
dai canonici della collegiata la concessione della cappella che viene dotata
di cento ducati.
Nel documento notarile Andrea Mantegna espone ai canonici che egli già
da più anni aveva stabilito di voler scegliere per sé una
cappella in Sant’Andrea per poi ornarla e costruirvi un monumento funebre
anche per cadavera defunctorum suorum... Per gli uomini del primo
Rinascimento, e quindi anche per il Mantegna, l’equilibrio e l’armonia
di una tale architettura riecheggiavano la perfezione, l’onnipotenza e
la verità di Dio. Ma il solenne tempio albertiano acquisiva anche
per Mantova una sua dignità densa di sacro, poiché costruito
per meglio onorare le reliquie del sangue di Cristo...
Quanto all'opera La Sacra Famiglia e la Famiglia del Battista,
così si esprime la Pastore:
La tela è stata certamente studiata per essere pala d’altare,
sia per le dimensioni particolari, sia per il soggetto iconograficamente
rispondente all’intitolazione della cappella. All’apparenza le figure sembrano
disposte in una semplice e normale sequela; in realtà il modo in
cui sono relazionati gli sguardi, gli atteggiamenti, il porsi di Gesù
Bambino e del piccolo Giovanni sottintendono un profondo significato teologico.
Il Bambino Gesù, dipinto su un andamento di linee ben riconoscibili,
è il centro di tutta la composizione: è come rivolto al di
là della tela, verso tutti gli uomini, quasi compreso del mistero
salvifico che dovrà portare a compimento. Con la mano destra indica
il piccolo Giovanni, il precursore, che avrà il compito di preannunciare
la sua venuta e sarà testimone, nel battesimo, alla teofania. I
due bimbi, così effigiati, sembrano significare il passaggio dall’Antico
al Nuovo Testamento, passaggio di salvezza eterna per gli uomini. Gli altri
personaggi appaiono compenetrati nell’atmosfera di mistero che si sta svolgendo
sotto i loro occhi. Non è una tela 'facile', ma è tutta da
meditare per ciò che è sotteso nell’armonia dell’insieme
e dei particolari.
La Cappella si distingue inoltre per la presenza di un Battesimo di
Cristo che da taluni studiosi è considerato frutto diretto dell'ingegno
del Mantegna, per quanto non di sua mano. Prevale a questo riguardo l'opinione
che la tela, caratterizzata come la precedente e come la volta da rami
d'albero carichi di frutta, sia da attribuirsi al figlio Francesco. Restano
tuttavia alcuni rimandi evidenti allo stile del Maestro, certamente voluti
e a lungo ricercati dall'ignoto esecutore.
L'apparato pittorico murario della Cappella è dovuto alla bottega
di Andrea, in cui, oltre ai figli, spiccava il giovane Correggio. Interessanti
sono le figure femminili, che ricordano da vicino alcune carte del mazzo
di Tarocchi del Mantegna, come ha acutamente
osservato Giannino Giovannoni.
Prevale, nel complesso, un'immagine di fertilità e di ritrovata
serenità nel rapporto con il mondo, sia per le armoniose proporzioni
dell'insieme che per il ricorrente motivo delle foglie e della frutta.
Inoltre, la relazione tra Gesù e il Battista appare con chiarezza
il tema principale: si allude quindi ad un messaggio di speranza e di prefigurazione
salvifica, che si svolge nel tempo ma che ha portata universale.
Infine, sulla tomba del Maestro si trova un busto bronzeo che lo ritrae;
se questo manufatto sia opera direttamente sua, o eseguita da un suo modello,
o a lui semplicemente ispirata, è questione ancora controversa.
Preferiamo, comunque, sottolineare il carattere di hortus conclusus
che anima l'intera sistemazione, quasi il padovano avesse inteso disporre
la forma del cerchio a precisare un paradiso ritrovato, all'interno della
grande dimensione sacra del tempio di Sant'Andrea.
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