L'apparato decorativo di Sant'Andrea



I tre tondi dell'atrio esterno di Sant'Andrea, fulcro del culto mantovano del Sacro Sangue e gioiello dell'ingegno albertiano, vennero inizialmente attribuiti in blocco al giovane Correggio: si tratta dell'Ascensione, della Sacra Famiglia e di una Deposizione. All'inizio del ventesimo secolo vennero ripuliti dai rifacimenti ottocenteschi, e quindi staccati in occasione della mostra del 1961, unitamente al frammento di un quarto tondo (i Santi Andrea e Longino). Paccagnini attribuì decisamente l'Ascensione e i Santi al Mantegna. Per quanto riguarda la sinopia del primo tondo, essa fu rinvenuta durante l’intervento di trasporto dell’affresco sovrastante, quindi strappata e posta su supporto mobile. Oggi, l'esistenza di un intervento diretto del Maestro in relazione a queste opere è perlomeno controversa. Tuttavia, come osserva il Soprintendente Cicinelli:
Se per l’esecuzione dell’affresco è possibile non escludere l’intervento di qualche scolaro, specie nei cherubini che si dispongono a mandorla attorno alla figura di Cristo, indubbia si rivela l’autografia mantegnesca della sinopia. Il perfetto bilanciarsi della composizione, il senso architettonico e plastico della figura possente del Cristo, il segno sicuro ed esatto in ogni particolare permettono di guardare a quest’opera come ad uno degli alti raggiungimenti dell’arte del Mantegna.





Dal canto suo, Giovannoni afferma: Il tondo che sovrasta il portale maggiore di Sant'Andrea, ora conservato presso il Museo Diocesano, rappresenta Cristo in gloria asceso al cielo circondato dagli angeli. L'opera è certamente ricollegabile al culto della reliquia del sangue di Cristo, che veniva esposta al pubblico in occasione della festa dell'Ascensione. L'attribuzione dell'affresco ad Andrea Mantegna è facilmente desumibile dalla sinopia, in cui il disegno è improvvisato con grande sicurezza. In particolare, il Cristo qui tratteggiato ricorda l'analoga figura presente nell'incisione di Gesù risorto fra i Santi Andrea e Longino. Tuttavia, anche nell'affresco, dipinto con forza nell'arco di sole tre giornate, appare credibile l'intervento in prima persona del Maestro.

La questione dunque rimane aperta. Lo studioso che voglia confrontarsi con i problema potrà esaminare tutte le opere presso il Museo Diocesano, a pochi passi dal Duomo e da piazza Sordello. Non possono comunque essere dimenticate le convincenti parole del Paccagnini: ...la forza del colore, la precisa struttura plastica del corpo gigantesco e delle pieghe del manto energicamente modellato sono segni inconfondibili dell'autografia del Mantegna.



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