Che questa abitazione fosse per Andrea un luogo di intenso lavoro creativo
sembra assolutamente fuori di dubbio. A questo proposito, Giovannoni scrive:
In una lettera, Ludovico Mantegna, figlio di Andrea, dopo la morte del
padre avvenuta nel 1506, scrive al Marchese Francesco II per invitarlo
a sollecitare suo fratello, il Cardinale Sigismondo, ad acquistare due
dipinti rimasti nello studio del pittore. I dipinti vengono indicati come
l’opera di Scipione Cornelio principiata già a nome di mess.
Francesco Cornaro (ovvero l’Introduzione del Culto di Cibele a Roma,
commissionata al Mantegna nel 1505 dal Cardinale Marco Cornaro), e un Cristo
in scurto nel quale si può ravvisare il Cristo
Morto di Brera.
Inoltre, nella medesima sede è documentato il compimento della Madonna
della Vittoria, ora al Louvre, che nel 1496 venne portata in processione
dal laboratorio alla chiesetta omonima. Probabilmente nella Casa del Mantegna
furono dipinte anche le tele componenti il Trionfo di Cesare, prima
di venir trasferite nel vicino Palazzo di San Sebastiano, ed esservi esposte.
Questa mia convinzione è rafforzata dall’ipotesi che l’attuale cortile
della Casa fosse un tempo un luogo coperto, il vero cuore della dimora.
Per rendere più vivida la descrizione della vita del Maestro leggiamo
alcuni documenti dell'epoca, presentati meticolosamente dal Baschet:
La visita che Lorenzo il Magnifico fece a messer Andrea accadde nel
mese di febbraio dell’anno 1483: del qual fatto siamo avvertiti dall’avviso
che ne diede il principe ereditario, Francesco Gonzaga, al marchese suo
padre, che allora dimorava in una villa vicina. Il Magnifico faceva ritorno
da una solenne ambascieria che con seguito numeroso aveva sostenuta a Venezia,
e poiché non era molto distante da Mantova dalla parte di Borgoforte,
aveva declinato dalla sua via per recarsi nella villa dei Gonzaghi, ove
desiderava esaminare i nuovi edifici e visitare lo studio ed ammirare i
dipinti del Mantegna.
Ceterum significo a la Celsitudine vestra come il M. Lorenzo de Medici
ando heri videndo la terra, et hoggi l’accompagnai a messa a Sancto Francisco
a pede. De li la sua magnificencia se driciò a casa da Andrea Mantegna,
dove la vide cum grande appiacere alcune picture desso Andrea et certe
teste di relevo cum multe altre cose antique, che pare molto se ne deletti.
Se ne venimo poi a la corte.
La menzione fatta quivi dal principe di questi bassorilievi e dei numerosi
oggetti antichi come ornamento dello studio di Mantegna non manca di importanza;
poiché conferma in lui la fama di amatore di ogni cosa rara, attribuitagli
da molti de’ suoi biografi. Messer Andrea d’altronde amò sempre
di rappresentare nei suoi dipinti oggetti di antiche forme. Quante colonne
infatti d’ordine corinzio ed archi di trionfo ed erme e lavori di scultura
e di architettura veggonsi disposti e riprodotti con arte estrema nelle
sue opere le più accurate!
Quanto alla Madonna che la duchessa di Ferrara, matrigna del marchese Francesco,
successore del marchese Federico, un anno dopo il passaggio del Magnifico
a Mantova, aveva sì vivamente desiderata, il celebre pittore ebbe
a terminarla negli ultimi mesi dell’anno 1485: e quattro lettere del principe
al Mantegna fanno prova della compiacenza che egli provava nel tributare
l’omaggio di questo lavoro importantissimo alla duchessa Eleonora.
Siamo certi che in fornire quello quadro usareti tal diligentia che
ne fareti honor et a nuj resultara non piccola gloria.
Questa Madonna doveva essere rappresentata con molte figure all’intorno;
e messer Andrea aveva cominciato il lavoro, poi l’aveva sospeso, come si
deduce dalla lettera del marchese in data del 6 novembre, colla quale l’invita
a darvi l’ultima mano: Carissime noster, la illustrissima M. duchessa
de Ferrara per sue littere quale te mandiamo qui incluse, ad cio che melio
intendi lo voler suo haveria caro come vedrai de haver uno certo quadro
de la madonna cum alcune altre figure principiato de man tua. Committemoti
per satisffar a quella madonna che usi ogni diligentia per finirlo interponendoli
lo ingegno tuo come ne confidamo debbi far et più presto sia possibile,
ad cio che la predetta M. sia compiaciuta del che nui siamo studiosissimi...
Un'abitazione, un museo, un laboratorio: qui, tra gli oggetti che
più amava, Mantegna inventava le nuove opere, traendo dal classico
ispirazione per il moderno.
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