San Sebastiano: un tema ricorrente


Mantegna evidentemente amava ritrarre San Sebastiano e le sue frecce, poiché lo dipinse almeno tre volte, in tre periodi del tutto differenti della sua vita artistica. Nelle prime due occasioni, ricorrente è anche il rapporto tra il corpo del Santo in primo piano e le rovine, disegnate sotto un cielo carico di presagi tempestosi, benché in apparenza quasi sereno. Comune alle tre opere è anche il leggero movimento del Santo, quasi impercettibile tuttavia nell'esemplare oggi al Louvre, in cui prevale la tensione disperata dello sguardo.
Che il Mantegna fosse sedotto da questo tema, insieme patetico e drammatico, è provato anche dall'epigrafe in greco incisa nella pietra a sinistra del Santo di Vienna: opera di Andrea, si legge, e il fatto che la lingua antica scelta non sia il latino ci rivela quanto Andrea amava sottolineare l'impervio cammino che il destino gli aveva imposto.
Dardi e lacci possono dunque essere paragonati agli incerti di un'esistenza che una forza superiore tiene comunque avvinta al modello classico. Ma l'occhio del Maestro interpreta i monumenti come rovine, ovvero pietre segnate irrevocabilmente dal tempo, e ravvisa invece il Sacro nella relazione misteriosa che si crea tra il martire e gli uomini che l'hanno condannato al supplizio. Solo nell'attimo del dolore supremo la presenza di Dio può penetrare nella Storia, o almeno così sembra.

Seguiamo dunque l'ammirevole ricostruzione di questo percorso tematico privilegiato, svolta a più riprese da Mirella Levi d'Ancona.
Il Mantegna dipinse tre volte il tema di San Sebastiano. La prima volta in un quadretto di 68 cm. x 31 che si trova ora al Kunsthistorisches Museum di Vienna... L’opera è stata datata intorno al 1456- 59 perché tre lettere del Marchese Ludovico Gonzaga, datate nel marzo e maggio del 1459 e indirizzate a Padova, concedono al Mantegna di finire un’operetta che l’artista stava eseguendo per il podestà di Padova, Jacopo Antonio Marcello...
Il secondo San Sebastiano del Mantegna, ora al Museo del Louvre a Parigi, proviene dalla chiesa parrocchiale di Aigueperse... Erika Tietze-Conrat lo poneva nel 1467, al tempo della Camera degli Sposi a Mantova, e in rapporto con l’Ipnerotomachia di Polifilo... Precedentemente era stato suggerito che il dipinto fosse stato portato in dote da Chiara Gonzaga , nipote del Marchese di Mantova Gianfrancesco Gonzaga, quando andò sposa nel 1481 a Gilberto di Borbone, che aveva un castello a Montpensier, non lontano da Aigueperse...
Il terzo San Sebastiano del Mantegna si trova ora alla Ca’ d’Oro a Venezia come parte della donazione del Barone Franchetti... La datazione varia considerevolmente, dal 1486-92 proposto dalla Tietze perché considerava il dipinto un pendant dei Trionfi di Cesare, al 1506 proposto dal Battisti, che lo metteva in rapporto con la peste del 1506...

Questo piccolo dipinto (il San Sebastiano di Vienna) è una gemma del Rinascimento italiano...
Secondo il Battisti, il motivo ha riferimento ai cavalieri dell’Apocalisse nella Bibbia; è una citazione visiva delle porte di San Zeno; ed è pure un riferimento alla leggenda di San Sebastiano riportata nella Leggenda Aurea... Il Mantegna ha raffigurato il Santo frecciato... ma anziché mostrarlo legato ad un palo, in Campo Marzio, lo ha dipinto legato ad un doppio arco in rovina, e su di un pavimento di marmo intarsiato... Che specie di edificio è questo: un arco trionfale, un tempio, o la porta di una città? ... Nel 1457 il Mantegna era stato processato per aver dipinto solo otto Apostoli nel suo affresco dell’Assunzione della Vergine, e in questo processo l’artista era stato accusato di incapacità artistica. Non è certo una coincidenza se troviamo l’applicazione dei principi estetici dell’Alberti in tutte le opere padovane del Mantegna che fanno seguito immediato a questo processo. E’ la risposta dell’artista... Il Mantegna ha raffigurato un cavaliere nelle nubi, come detto nell’Apocalisse, con la specificazione che la nube che lo contiene è bianca, e che il cavaliere reca una falce in mano. Il Mantegna gli ha dato un falcetto, la cui lama affilata e ricurva è voltata verso il cavaliere, e taglia la nube che gli sta davanti... Il Mantegna ha raffigurato Saturno misto a nubi e fatto di vapore... Saturno era identificato col tempo, che passa e tutto distrugge... Un aspetto del culto di Saturno che ancora non ho spiegato è il suo aspetto astrologico: il pianeta nuvoloso apportatore di peste e causa del temperamento malinconico dell’uomo, come pure patrono degli umanisti...
Dunque, San Sebastiano è l’eletto nell’atrio della vita, che crede in Dio e che dalla sua profonda fede cristiana deriva la forza che lo sostiene nel suo martirio. Egli è raffigurato nell’atrio della vita, che è costruito secondo le misure date dal Signore e sul modulo della pietra angolare, che è Cristo... Poiché a Padova infierì la peste (nel 1456/7), e poiché il Mantegna la prese, ma per miracolo riuscì a scampare, suggerisco che il dipinto di Vienna sia stato commesso al Mantegna dal Podestà di Padova, per celebrare la cessazione della peste nella sua città e la guarigione miracolosa del Mantegna, e sia poi stato compiuto nel 1459, prima della partenza dell’artista per Mantova.





Continua la studiosa:
Credo che il San Sebastiano di Parigi illustri il tema dell’Atleta del Signore, tema che figura in un sermone spurio di Sant'Agostino... Si osservi nel dipinto di Parigi la torre, ben salda in cima alla montagna, per quanto le sue mura di cinta siano piene di crepe; l’albero di fico carico di frutti, senza che neppur uno di essi sia caduto a terra... Il corpo di San Sebastiano è uno dei più bei nudi che il Mantegna abbia dipinto, e il Santo, col volto alzato al cielo, dà una impressione di solidità e coraggio di fronte al martirio... San Sebastiano veniva spesso associato a Giobbe, perché entrambi erano considerati patroni contro la peste. San Sebastiano è unito alla peste perché egli fu frecciato, e si credeva nel Medio Evo e nel Rinascimento che la peste si propagasse attraverso l’aria... La prospettiva è insolita, dato che il punto di fuga è molto basso, dietro ai piedi del Santo, di modo che siamo costretti a guardare in alto, e il Santo, di grandezza più del normale, vi domina con tutta la persona... Si noti il riferimento al cammino scosceso, alla ghiaia e alle caverne , che appaiono nel lato destro del dipinto... Troviamo quindi nel dipinto le idee opposte dell’atleta del Signore, che combatte per la fede e sopporta il suo martirio, e degli iniqui, che sono attratti dai piaceri di questo mondo... La città fortificata in cima al monte è probabilmente la Gerusalemme celeste descritta nel Cap. 21 dell’Apocalisse...




Infine, per quanto riguarda l'opera più tarda:
Il San Sebastiano della Ca’ d’Oro a Venezia mi sembra invece decisamente pessimista. E’ il Santo più tormentato e torturato che il Mantegna abbia mai dipinto e l’artista stesso ci spiega le sue intenzioni nel cartiglio avvolto intorno alla candela spenta, che reca l’iscrizione Nihili nisi divinum stabile est. Coetera fumus. Le allusioni alla fugacità della vita sono numerose: il vento che scompiglia i capelli del Santo e gli fa volare i lembi del perizoma; le frecce con cui il Santo è bersagliato... Probabilmente tale significato non era corrente all’epoca del Mantegna, se l’artista si sentì in dovere di spiegarlo con una scritta, e di formare con le frecce incrociate sulle gambe del San Sebastiano la lettera M, che sta sia per Morte che per Mantegna...



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