I Trionfi


Le nove tele, che misurano ciascuna quasi tre metri per tre, compongono in realtà un solo Trionfo di Cesare. Oggi, i dipinti sono conservati in precario stato nel Palazzo Reale di Hampton Court a Londra, ma la loro origine è sicuramente mantovana.
Opera strana, di gusto certamente classico, ma vertiginosa nell'impostazione e nel prevalere dei particolari sull'insieme. Una breve descrizione è necessaria, per consentire al lettore di cogliere almeno in parte la struttura generale del progetto, a lungo perseguito e mai terminato, se è vero che alla serie mancano due esemplari.
Procedendo in senso opposto rispetto al corteo, che muove da destra verso sinistra, troviamo innanzitutto un gruppo di suonatori di tuba e di portatori di insegna. Poi, sulla seconda tela, appare un carro trionfale e un'insegna che si riferisce alle conquiste di Cesare in Gallia. Sul terzo pannello, ecco un carro quasi seppellito da trofei di ogni genere, mentre alcune figure portano il bottino di guerra. La medesima scena è in parte effigiata anche nel quarto episodio, dove tornano i suonatori di tuba, insieme ad un toro sacrificale. Un altro animale, adornato per il medesimo scopo, procede lentamente nel quinto quadro, affiancato da un giovane e seguito da elefanti; fiamme trionfali si uniscono ai colori delle nubi rossastre. Il sesto episodio è tra i più impressionanti, per la congerie di uomini e cose: sullo sfondo si disegna una muraglia, sotto un cielo percorso da nuvole. Nella settima tela, assai rovinata, appare un gruppo di prigionieri dietro una grata, mentre un'altra schiera di vinti sfila a passo cadenzato. Nell'ottava tornano i musici e le insegne, in una foresta di elementi verticali che sale verso un cielo improvvisamente temporalesco. Infine, il nono dipinto presenta Cesare seduto sopra un grande carro trascinato da un possente cavallo; dietro a lui, un arco di trionfo, mentre la Vittoria gli tiene sulla testa una corona.


La seconda scena


Sembra certo che il complesso pittorico fosse destinato a decorare il Palazzo di San Sebastiano. Situata a pochi passi dalla zona di Palazzo Te, questa imponente costruzione venne terminata intorno al 1508; il committente fu Francesco II Gonzaga, che intendeva allontanarsi dalla corte abbandonando gli appartamenti affollati del Castello. In effetti, egli trascorse qui l'ultima parte della sua vita, morendo proprio nelle sale della nuova dimora, nel marzo del 1519. In seguito, i suoi discendenti non utilizzarono piu' questa sede, che venne presto abbandonata.
La decorazione del palazzo fu affidata al Leombruno e ad altri pittori mantovani; nelle fastose stanze si svolgevano feste, rappresentazioni teatrali e concerti; molti quadri adornavano le pareti, in special modo opere del Costa e del Mantegna. Appunto qui venne accolta la prestigiosa serie dei Trionfi. Il fantasmagorico corteo, forse ispirato ai Trionfi del Petrarca, percorre le strade di Roma in un delirio immaginifico in cui ogni spazio vuoto viene accuratamente riempito da armi, insegne, vesti, statue, oggetti preziosi, cavalli, elefanti e uomini, che incedono quasi sopraffatti da tanto splendore.
Se nel Rinascimento esiste un aspetto barocco, questo e' il luogo in cui si rivela: anche Cesare appare minuscolo, perduto in mezzo ai trofei che ha conquistato. Gli animali sono cose, gli sguardi restano estatici; ogni personaggio riflette l'appartenenza ad uno spettacolo che trascende completamente il singolo.



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