Questa opera, oggi ospitata nella Pinacoteca di Brera, venne commissionata
al Maestro dai Benedettini della Chiesa di Santa Giustina a Padova. Viene
concordemente ritenuta autografa dagli studiosi, che sottolineano ora l'infuenza
della bottega del Bellini, ora i legami con l'arte
donatelliana, ora la presunta arcaicità del complesso. E' tuttavia
evidente la potenza espressiva dei Santi, radunati intensamente intorno
a un San Luca che sembra scrivere il suo Vangelo con la forza di uno scultore
capace di incidere con un solo tratto di penna il marmo. L'impianto prospettico
riunisce tra loro le figure, un tempo racchiuse da una cornice in cui spiccava
il nome del Mantegna. Il dipinto venne saldato nel febbraio del 1454; è
da ritenersi quindi che a quella data fosse concluso.
Ecco come ci viene raccontata la genesi del Polittico nelle pagine del
volume omonimo, pubblicato a cura di Sandrina Bandera Bistoletti in occasione
del restauro del dipinto:
La scelta dei santi rappresentati nel Polittico risulta connessa strettamente
alla rivalutazione del patrimonio agiografico della stessa abbazia e dettato
dalla particolare contingenza di una rinascita monastica e di una conseguente
rifioritura culturale... La rappresentazione di San Luca nel Polittico
del Mantegna sembra quasi concludere il programma iconografico iniziato
nel 1436. Nel fissare l’immagine dell’Evangelista come quella di un monaco
in atto di scrivere... il Polittico sembra confermare i fermenti umanistici
del Cenobio...
Sicuramente il precedente del Pizolo fu fondamentale... Tuttavia la sua
evoluzione e la sua maturazione approderanno a risultati diversi, caratterizzati
da una ben più drastica sintesi formale e dal filtro culturale e
formale dell’antico... Sicuramente l’avvicinamento a Jacopo Bellini favorì
l’interesse del giovane Mantegna per lo studio della prospettiva albertiana
e per lo sviluppo di effetti scenografici, quasi teatrali, attraverso l’unificazione
delle cose rappresentate e la definizione del punto di vista del potenziale
osservatore.
Così si esprime il Fiocco, che più di ogni altro coglie e
celebra il complessivo progetto mantegnesco:
Nel mezzo San Luca evangelista sta seduto in una
solenne cattedra marmorea, adorna di tasselli variati all'usanza fiorentina,
intento a scrivere il suo vangelo. Nel volume appoggiato sopra un tavolo
rotondo, sorretto da una colonnetta elegante, che non impedisce la visione
del corpo; tavola pur essa di marmi rari e politi, con ai piedi sui gradini
l'offerta agreste di alcune frutta, due delfinetti servono da braccioli
e due pigne terminano questo scanno prezioso. L'Evangelista è vestito
di una tunica di tinta rossigna e di un manto azzurro cupo. Lo accompagnano
ai lati, a figura intera, ciascuno in una formella, quattro santi...
San Benedetto non ha i simboli notissimi dell'anacoreta Antonio, il maialetto,
il fuoco e il campanello, ed è invece vestito del noto saio nero,
al pari di Scolastica; due Santi benedettini, come voleva la benedettina
chiesa per cui il dipinto era stato fatto. Né dubbio vi può
essere per Santa Giustina, la eponima di questa celebre chiesa... Si verifica
cioè chiaro quell'accostamento alle grandi fonti dei maestri toscani
che il progredire a passi di gigante nell'arte di Andrea Mantegna rendeva
naturale. Quello che il bimbo prodigio non aveva ancora visto, si fa palese
sempre più chiaro man mano che il fervore dell'artista cresce e
cresce l'esperienza e l'abilità.
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