Vespasiano Gonzaga e Sabbioneta
Vespasiano, figlio di Luigi detto Rodomonte e di Isabella Colonna, nacque il 6 dicembre del 1531. Discendeva da un ramo collaterale della famiglia mantovana: un figlio di Ludovico, Gianfrancesco, aveva dato inizio a questa seconda linea, che governava in modo completamente autonomo una zona posta a sud-ovest della capitale. Sabbioneta e' appunto il centro di questo reame nel reame; la' dove prima erano poche case, e un'edicola dedicata alla Madonna, sorse una citta' piccola ma perfetta. Era il 1556.
Tutto ruota intorno alla figura di Vespasiano, uomo dal destino illustre, travagliato e bizzarro. Suo padre era semplicemente un signorotto locale, benche' di bell'aspetto e di grande valore guerriero; sua madre apparteneva invece alla potente casata dei Colonna, che possedeva feudi nel centro e nel sud d'Italia. Ma a quattordici anni egli venne inviato alla corte dell'Imperatore Carlo V, come Paggio d'Onore dell'Infante Filippo. Da qui inizio' la sua folgorante carriera, che lo porto' a rivestire le cariche di Grande del Regno, di Generale della fanteria italiana, di Vicere' di Navarra e di Valencia, di ambasciatore segreto nelle piu' intricate vicende della battaglia senza fine che scuoteva l'Europa. All'opposto dei cugini di Mantova, da cui venne perennemente invidiato, governo' solo territori minuscoli e poveri, ma fu sempre a un passo dal vero cuore del potere assoluto. Era nelle stanze in cui si decidevano le sorti del mondo, partecipava alle deliberazioni regali, vedeva la pianura padana come la parte meno importante di un disegno enormemente vasto. Consigliere nell'ombra, uomo d'azione, non venne mai riconosciuto ufficialmente per quel che era, la seconda mente dell'Impero; la sua assoluta fedelta' venne comunque ricompensata in vari modi, anche se la fortuna non lo guardo' sempre con occhi benigni. Tormentato da fortissimi dolori al capo, collegabili forse a un'epilessia ereditaria, vide la prima moglie Diana morire tra le convulsioni dopo averlo tradito (suo fu quasi certamente l'ordine di avvelenarla); uccise con un calcio, in un momento di folle rabbia, l'unico erede maschio; al termine della sua vita (mori' il 27 febbraio del 1591), comprese di non aver lasciato nulla di veramente stabile, perche' senza figli la gloria della famiglia si sarebbe rapidamente estinta. Solo la citta' sarebbe rimasta, sproporzionata rispetto agli abitanti, quasi vuota. Ma esistono persone la cui vita e' singolare quanto un'opera d'arte; in loro una discendenza termina, e molto raramente ne inizia un'altra.
Il Teatro all'Antica fu costruito nel 1590 dal vicentino Scamozzi e costituisce il primo esempio in assoluto di teatro stabile e autonomo. Sulla facciata e' inciso il motto Roma quanta fuit ipsa ruina docet (quanto fu grande Roma la sua stessa rovina lo insegna); all'interno, uno spazio rettangolare ospita un semicerchio armonioso di colonne corinzie con statue di divinita' classiche, simmetriche rispetto alla serie di imperatori romani dipinti a monocromo. Campeggia il busto di Cibele turrita, protettrice di Sabbioneta. Alle pareti, altri affreschi raffigurano il Campidoglio e il Mausoleo di Adriano, oltre ad un certo numero di spettatori fantastici che si affacciano da finti palchetti. Il Palazzo del Giardino fu invece la dimora scelta dal duca negli ultimi anni della sua vita. Completato solo nel 1588, ci stupisce ancora per la ricchezza delle stanze (decorazioni di argomento mitologico, allusioni alla storia di Roma, imprese della famiglia, come il tempietto incendiato e la museruola). L'autore della maggior parte delle opere e' Bernardino Campi. La visita si conclude con la grande Galleria, un corridoio di vaste proporzioni in cui appaiono ventisei personaggi allegorici. Qui si trovava la Collezione Antiquaria, una delle piu' importanti al mondo.
Lettura consigliata: Sabbioneta, di Umberto Maffezzoli, Modena (Il Bulino), 1991 .