La Gloria guarda altrove


La cosiddetta Galleria degli Antichi, chiamata anche corridor grande, fu costruita accanto al Palazzo del Giardino per ospitare una raccolta di immagini di uomini illustri: partendo dagli imperatori romani si risaliva idealmente alla famiglia Gonzaga, per giungere infine al ramo da cui nacque Vespasiano. L'edificio venne terminato entro il 1584; le ampie dimensioni (96 metri di lunghezza) lo avvicinano alle analoghe sale del Vaticano e degli Uffizi, anche se il modello piu' evidente resta quello francese (vedi Fontainebleau). La struttura, sostenuta da un porticato a 26 arcate, e' oggi spoglia di oggetti, in gran parte traslati durante il diciottesimo secolo nel Palazzo Ducale di Mantova. L'ampio spazio vuoto ci consente di ammirare meglio gli affreschi; i dipinti vennero rifatti dopo il 1589 secondo un programma iconografico basato sulle imprese e i motti del duca e su una lunga serie di figure allegoriche femminili.

Ne elenchiamo alcune, benche' non tutte le identificazioni siano certe. Ecco le Virtu' Teologali, l'Astronomia, la Poesia, la Musica, la Fede, la Pace, la Fedelta', l'Autunno, l'Inverno, l'Estate, Cibele, Amore, la Pudicizia... Su ognuna delle arcate svetta un personaggio diverso, mentre le imprese ritmano gli intervalli tra le finestre. L'occhio attento puo' tuttavia notare due anomalie: due, e solo due donne, sono ritratte di spalle, completamente voltate, quasi volessero eludere lo sguardo dello spettatore. E, per un caso bizzarro, si tratta di due entita' analoghe: la Fama, ritratta con il tipico corno, ma completata da un lieve giogo, e la Gloria, con in mano un'affusolata foglia di palma. Ci si puo' domandare per quale ragione proprio le virtu' piu' legate al destino comunque vittorioso di Vespasiano siano appesantite da una specie di ombra, presenze fuggitive e seminascoste. Ci potra' aiutare un raffronto abbastanza naturale con la celebre tela detta della Gloria, dipinta dal Tiziano nel 1554; e' in realta', una Adorazione della Santissima Trinita', commissionata da Carlo V che appare inginocchiato tra gli angeli in atteggiamento di preghiera; il suo viso fissa appunto la misteriosa Trinita', che domina ogni cosa. Piu' in basso, una figura vestita di verde si protende a sua volta verso l'Imperatore, indicandolo con la mano. La giovane donna viene intesa come un'immagine della Sibilla Eritrea; questa ipotesi non spiega pero' perche' la sua attenzione e' chiaramente concentrata su Carlo, piuttosto che sulla maesta' divina. Mi piace dunque accostare le tre ragazze in verde, quella del Tiziano e quelle della Galleria. Il luogo verso cui tendono sarebbe allora il centro simbolico del potere assoluto; ma Carlo vuole dimenticare i trionfi terreni e si proietta completamente in una dimensione mistica.



A Sabbioneta: nella Galleria, la figura di una Gloria che volta le spalle



Quale forza spinse Vespasiano, figlio di un signorotto locale, estraneo alla Spagna e ai suoi intrighi, ad avvicinarsi al sommo vertice dell'Impero, in un lasso di tempo brevissimo? Ricordiamo che l'Imperatore fu l'arbitro finale della contesa che oppose Rodomonte ad altri dignitari, nel corso del suo contrastato amore per Isabella Colonna. E Carlo, uomo di sottile intelligenza ma di istinti sfrenati, era celebre per la sua inclinazione alla lussuria, tanto che dissemino' l'Europa di prole illegittima. Giovanni d'Austria era ad esempio un suo bastardo, che venne da lui solo in parte riconosciuto, e premiato con alte cariche militari. Ma le forti emicranie di cui soffriva il Gonzaga, avvisaglie di crisi epilettiche vere e proprie, non sono collegabili alla ben nota tara ereditaria imperiale? Infine, non c'e' qualcosa di simile nei profili del duca di Sabbioneta e di Carlo V giovane? E' un'ipotesi affascinante, che purtroppo si scontra con i fatti. Al tempo del concepimento del bambino, Isabella, ragazza celebre per la sua bellezza, era fisicamente molto lontana da Carlo, impegnato in Germania. In ogni caso, una filiazione almeno spirituale rimane. In quelle Glorie viste di spalle possiamo ravvisare l'eterno cruccio del migliore dei Gonzaga, condannato a rimanere in ombra, pur essendo responsabile di incarichi delicatissimi. Il giogo indica l'obbedienza a tutti i costi. Ma la stessa volonta' di edificare in Sabbioneta una nuova Roma in miniatura corrisponde a un desiderio intenso di ricreare un bozzolo d'Impero. D'altra parte, l'ira che in lui si scateno' contro l'unico discendente maschio, colpito e ucciso con un calcio, puo' rappresentare lo sbocco terribile di un'eccessiva tensione, combinata a un episodio epilettico. Nessun figlio, nessuna prosecuzione di una linea familiare.

Infine, un'ultima annotazione. Non solo Vespasiano venne insignito del Toson d'Oro, il collare recante il vello di Giasone, che indicava l'appartenenza alla cerchia piu' ristretta dei nobili dell'Impero. Egli, in modo assolutamente inaudito, si fece seppellire con il gioiello al collo. Le regole dell'Ordine dicevano che il prezioso manufatto doveva essere restituito alla morte di chi lo portava, poiche' se ne diventava proprietari in modo semplicemente transitorio. La regola non valeva per il Sovrano. Invece, sullo scheletro del duca e' stato rinvenuto l'ancestrale contrassegno borgognone. Un segno, appunto, che corrisponde a un'intenzione precisa. Chi e' sfiorato dall'Impero ama che il suo destino venga associato per sempre a un nome, anche se di quel nome non si e' mai potuto fregiare appieno.

Lettura consigliata: Vespasiano Gonzaga, di autori vari, Mantova (Accademia Nazionale Virgiliana), 1993 .


Ritorno a casa



author: giovanni pasetti