Fiori dall'Oriente


Il fiume Mincio taglia la provincia Mantovana dopo aver formato, con il nome di Sarca, il lago di Garda. Pochi sanno che lungo il suo corso si apre un'oasi naturale di eccezionale rilievo, fortunatamente protetta da un parco regionale, il Parco Naturale del Mincio: e' un'area di 14.000 ettari che comprende le colline moreniche del tratto settentrionale, i tre laghi intorno alla citta', le zone delle valli, il bosco della Fontana e in generale buona parte del bacino circostante. Oltre alle bellezze artistiche, dunque, il viaggiatore potra' incontrare interessanti esempi di fauna e di flora. Per quanto riguarda la vegetazione, nelle zone piu' ricche un fittissimo sottobosco costituisce la base da cui nascono i grandi alberi, i frassini, i pioppi, i platani, gli aceri, le querce, le magnolie, i tassi; camminando verso le acque, attraversiamo le grandi distese di canneti, per raggiungere le piante galleggianti che, insieme ai fiori di palude, rendono indimenticabile il panorama. Armandoci di pazienza e di attenzione, scorgeremo diversi tipi di volatili: gli aironi, il trampoliere, la folaga, il martin pescatore, lo svasso, la sgarza, oltre ai pesci d'acqua dolce, l'anguilla, la carpa, la tinca, il cavedano, il persico. In primavera, nuvole di farfalle e grandi libellule dalle ali trasparenti si alzano in volo, mentre nella macchia corrono, accanto ai ricci e alle tartarughe, gli scoiattoli, le donnole, le volpi. Di tanto in tanto si puo' avvistare il nibbio, o un falco che procede maestoso.

Per un breve itinerario, parallelo alla rapida discesa del fiume, partiremo dalla fortezza di Peschiera del Garda, facendo subito tappa nel borgo medioevale di Ponti; poi, passando da Monzambano, arriveremo a Valeggio, con il suo castello scaligero, il ponte visconteo e il Parco Sigurta'. Dopo aver costeggiato il circondario di Volta e di Pozzolo, giungeremo a Goito, quindi a Rivalta e alle Grazie, il santuario degli ex-voto. Quindi, il piccolo paese di Soave, non lontano dal Parco delle Bertone e a pochi chilometri da Mantova, la regina del lago. Contemplando il profilo del Palazzo Ducale, sospeso tra due mondi che si specchiano con tonalita' diverse di azzurro, entriamo nella parte sud del Mincio, verso la confluenza con il Po. Oltrepassata Pietole e i suoi ricordi virgiliani, ci avviciniamo a San Benedetto e all'antico monastero; appena dopo Governolo incontriamo le acque del corso piu' grande.



I fiori di loto galleggiano in folte macchie sul Lago Superiore



Ma, tra le presenze lacustri piu' affascinanti e insolite, le ampie distese di fiori di loto che sbocciano durante l'estate meritano certamente il posto d'onore. Sono larghe foglie verdi, che si appoggiano sulla superficie calmissima del lago, sfiorandosi l'un l'altra. Sopra, un fiore profumato raccoglie i suoi petali di color bianco-rosa, con strisce porpora accanto al gambo; quando si schiude, prevale la tinta piu' chiara, che spicca a grande distanza sulla finta pianura che copre le acque, e quasi le soffoca.

L'arrivo a Mantova di questa specie vegetale ha qualcosa di casuale e insieme di straordinario. I resoconti divergono nei particolari, ma sono concordi nell'affermare che il primo rizoma venne posto in sede in epoca molto recente. Una giovane donna, Maria Zambianchi, appena laureata in scienze naturali all'Universita' di Parma, decise nel 1921 di donare alla citta' la Nelumbo Nucifera, proveniente, via orto botanico parmense, addirittura dalla lontana Cina. Forse venne aiutata dal fidanzato; in ogni caso, il trapianto romantico ebbe un esito felicissimo. Il fiore e' di origine orientale: sembra quasi che i nostri laghi cerchino misteriose corrispondenze, invocando gli ancestrali flutti del Nilo o le sacre onde del fiume Gange. Dai lotofagi dell'Odissea, agli inni vedici che narrano la creazione del mondo, fino all'assorta meditazione del faraone di fronte alle sue piscine abbellite dalle macchie candide, questa pianta carnosa e' simbolo di generazione, di rapimento, di estasi. A Mantova, progredisce inesorabilmente, come se volesse ricordare agli abitanti le leggende di un tempo andato, i misteriosi legami che intercorrono tra la fertilita' e le apparizioni divine. Cosi', i tre colori cari ai Gonzaga, il bianco e il rosso e il verde, punteggiano ancora l'orizzonte, la' dove il Mincio si allarga per abbracciare la sua terra prediletta.

Lettura consigliata: Passeggiando lungo il Mincio, di Claudio Gobbetti, Mantova.


Ritorno a casa



author: giovanni pasetti