A sette chilometri da Mantova sorge, in un piccolo paese sulle rive del Mincio, la chiesa di Santa Maria delle Grazie,
costruita tra il 1399 e il 1406 per ordine di Francesco I Gonzaga. Egli, bisnipote del primo Luigi,
il fondatore della dinastia, viene ricordato per aver fatto decapitare la prima moglie, Agnese Visconti, rea di adulterio.
L'occasione per la posa della prima pietra venne offerta da un'epidemia di peste che risparmio' la citta', grazie all'intercessione della Madonna. In realta', la zona, come tutto il territorio della provincia, era sede di un intenso culto mariano che affondava le sue radici in tradizioni contadine di origine pagana. In un'area lacustre e paludosa, i lavoratori erano costretti a disputare alle acque le zolle su cui basavano la propria ricchezza, in un alternarsi di fertilita' e di malattie, di inondazioni e di raccolti. La fede cristiana si univa dunque alle preghiere che ancora venivano rivolte agli antichi dči della vegetazione e alla Luna, signora dei cicli della nascita e della morte. In questo contesto si innesta la figura della Vergine, che riassume le aspettative miracolistiche delle genti padane.
Sul luogo era presente da tempo un piccolo oratorio, affidato intorno al 1390 alle cure dei frati francescani, interlocutori privilegiati della famiglia Gonzaga. Si racconta di un pellegrinaggio a Gerusalemme che Francesco avrebbe voluto intraprendere (o, secondo altri, avrebbe effettivamente compiuto nell'anno 1400); parallelamente al viaggio, vennero disposti i finanziamenti a favore della nuova chiesa. Durante tutto il Quattrocento il monastero si ingrandi', arricchendosi grazie a continue donazioni e trasformandosi in un vero e proprio santuario.
Oggi, la frequentazione consueta dei mantovani (e' ancora diffuso il voto di partire per una lunga camminata dopo aver raggiunto qualche difficile obiettivo) conosce nelle giornate di Ferragosto un momento di genuino entusiasmo popolare, in occasione della festa dei Madonnari, che dipingono sull'ampio selciato antistante opere di intonazione sacra o profana. Allora, rivive lo spirito delle antiche sagre.
La costruzione e' di stile gotico-lombardo: un bel porticato orna la facciata, completata in alto da tre caratteristici pinnacoli;
la volta copre una sola navata, rimaneggiata piu' volte nel sedicesimo secolo. L'architetto forse fu Bartolino da Novara, che negli
stessi anni progetto' a Mantova il Castello di San Giorgio. Sotto il loggiato sopravvivono quindici affreschi, che hanno come tema
episodi della storia della citta', connessi a interventi miracolosi o a situazioni di crisi risolte grazie all'intervento divino. Tutte le
lunette, che risalgono alla fine del Cinquecento, hanno in comune l'immagine della Madonna.
Ma e' l'interno della chiesa a colpire il visitatore. Infatti, oltre alla sagoma inquietante di un coccodrillo mummificato appeso al soffitto, balza agli occhi l'apparato ligneo posto sopra le cappelle, e destinato ad accogliere gli ex-voto di persone toccate dalla grazia. Ecco la vera storia del santuario: un'interminabile processione di miracolati, febbrilmente tesi ad assicurarsi un buon rapporto con Dio; lo squarcio aperto nel normale svolgersi delle occupazioni quotidiane doveva essere colmato depositando una testimonianza dell'avvenuto prodigio.
Che il miracolo qui fosse di casa viene ripetuto spesso nelle cronache del tempo. Valga per tutti l'episodio di San Bernardino di Siena, arrivato alle Grazie nel 1420: volendo recarsi a Mantova per predicare, poiche' un barcaiolo esigeva una tariffa esosa, poso' il proprio mantello sulle acque del fiume e venne incredibilmente traghettato da una mano misteriosa, senza che il panno si sgualcisse o si bagnasse.
La presenza nella prima cappella sulla destra del Mausoleo di Baldassarre Castiglioni, opera di Giulio Romano, ci riporta per un attimo alle tradizionali categorie artistiche. Ma lo sguardo, questa volta, abbandona rapidamente i capolavori codificati e si rivolge alle pareti, dove scorre una sequenza straordinaria di immagini a meta' tra l'orrifico e il sublime.
Lettura consigliata: Grazie, miracoli arte e storia, di Renzo Margonari, Carlo Prandi e Attilio Zanca, Parma (Astrea), 1991 .