Sciagure e salvezza nella devozione popolare


Nelle nicchie ricavate nel legno si alternano statue di epoca diversa, che tuttavia una medesima intenzione rende simili, costruendo uno stile inedito, singolarmente appropriato al luogo. Di queste, diciassette erano coperte dalle antiche armature che oggi ritroviamo a Mantova, nel Museo Diocesano. Gli stessi materiali di cui le immagini sono composte variano notevolmente: all'intelaiatura lignea si sovrappongono altri strati, in gesso, cera, panno. I personaggi che sopravvivono sono in tutto cinquantatre'. Ed ecco la processione: un avvicendarsi di uomini e donne dall'attitudine immobile, privi di sguardo, ma proprio per questo apparentemente raccolti in una specie di estasi originaria, una pausa all'interno del lungo sonno dal quale si riscuotono per gridare la propria fede. Non citeremo tutte le figure: un giovane soldato spagnolo, l'imperatore Carlo V, un pellegrino vestito alla turca, un guerriero con la lancia, un altro ferito al collo, un cannoniere, donne di varia condizione sociale, papa Pio II Piccolomini, Filippo di Spagna, che visito' il santuario nel 1549, un cardinale, il Connestabile di Borbone, Giuanin dla masola (boia di Marmirolo e Goito)... Qui si apre il capitolo dei condannati a morte salvati dalla Provvidenza, o dal caso, come il condannato alla forca, liberato dal laccio che stava per ucciderlo.

Sotto allle statue, a commento dell'avventura vissuta dal fragile corpo a cui l'immagine si riferisce, una scritta illustra, come una voce dantesca, le circostanze che portarono il disgraziato nella stretta che solo l'intervento della Madonna fu in grado di spezzare: sono terzine ingenue, quasi infantili. Eppure contengono un messaggio vibrante: In quel fatal e memorando giorno / che mia coscia porto' l'alta ferita / a te mi volsi, ed or sano torno. Oppure: Il fulmine scorrea a me vicino, / ma tratto fui da morte, e di periglio / perche' Maria lui fe' torcer camino. O ancora: Perche' sottratto m'hai, Vergine pia / da tanti colpi di nemica mano, / t'offro con l'armi la sembianza mia.



Uno dei tanti ex voto esposti all'interno della chiesa delle Grazie




Di fronte a tale sfilata svaniscono le altre ricchezze artistiche del luogo: le cappelle decorate da affreschi goticheggianti, il San Sebastiano del Bonsignori, la cappella dell'altare maggiore, con la tavola del primo quattrocento raffigurante la Madonna delle Grazie. Tutto viene annullato dalla mostra di se', quasi impudica, che i fedeli rappresentano intorno alla navata. E' impossibile ripercorrere in queste poche righe l'evoluzione del fenomeno storico degli ex-voto, in cui evidentemente si intrecciano antiche pratiche magiche e nuove certezze di fede. Bastera' notare che tutti i riti devozionali, e specialmente quelli che abbisognano di una traccia materiale piu' consistente, collegano il nostro immaginario alla persistenza di fenomeni naturali interiori. La produzione di simboli e' precedente ad ogni religione organizzata; si muove, anzi, in un territorio a parte, che ha relazione con il sacro ma non si esaurisce completamente in un rapporto oltremondano. Come esempio, si osservi la mummia del coccodrillo: e' un dio ancestrale, cacciato nelle paludi ostili e appeso a guisa di trofeo come solenne ammonimento e insieme come potenza guaritrice? E' un'incarnazione demoniaca, vinta e intrappolata da un guerriero ormai cristiano? E' semplicemente un segno che, in quanto tale, inquieta e spinge l'intelletto a ritornare indietro, la' dove le cose sono vere e false al tempo stesso?

Quel che vogliamo sottolineare e' un dato lampante: la terra mantovana e' particolarmente favorevole alla nascita e alla fioritura di un mito, di una favola, di una novella che ha come protagonisti da un lato il destino umano, e dall'altro la multiforme e periodica riapparizione dell'inaudito, del miracoloso, dell'assolutamente altro.

Di fronte a questo insorgere improvviso ma ricorrente, diverse sono le reazioni. Se l'artista tenta di raffigurare l'insondabile grazie alla sua maestria, e il religioso costruisce uno schema di cerimonie, preghiere e invocazioni, il contadino, il popolano, il mendicante ha la necessita' di offrire subito qualcosa in cambio. Capisce che, in caso contrario, un irreversibile sbilanciamento minaccerebbe la vita collettiva. Possedendo poco, al di la' del suo corpo, dona a Dio con commovente immediatezza la propria sembianza. Intuisce infatti, sebbene oscuramente, che di sembianze, ovvero di ritratti assoluti Dio necessita. Allora, il protagonista torna a essere l'uomo che, come nella Divina Commedia, racconta una sua storia, la sua storia. Tramite un gesto bloccato nel vuoto, un vestito sbrindellato, una testa reclinata si compie il mistero della visione celeste.


Ritorno a casa



author: giovanni pasetti