La morte della Madonna



Questa tavola, oggi al Prado, è sempre più frequentemente collegata al cosiddetto Trittico degli Uffizi. Si tratterebbe infatti di una serie di opere destinate in origine a decorare la famosa chapeleta del Castello di San Giorgio, risistemata a questo scopo dal Fancelli e identificata recentemente da Leandro Ventura nella Torre di San Niccolò, l'antica torre di guardia dell'ingresso carrabile posta sul lato sud-est dell'edificio.
La ristrutturazione operata dal Bertani nel sedicesimo secolo nulla ha lasciato dell'antico assetto. Ma le tavole in questione, forse dodici, avrebbero adornato proprio le pareti di questo vano. Si parla dell'anno 1461: Mantegna aveva appena accettato l'invito di Ludovico Gonzaga, e si era trasferito a Mantova; d'altra parte, già nel 1459 una lettera dello stesso Marchese informava il giovane maestro che la cappella in Castel San Giorgio era stata facta al modo vostro.
In particolare, la Morte della Madonna risente oggi di uno smembramento successivo alla sua data di ultimazione: venne asportata la parte alta, dove spiccava il Cristo con l'animula della Vergine, poi ritrovato in una collezione privata di Ferrara. Da notare, seguendo la proposta del Ventura, che sullo sfondo della scena appare uno dei laghi di Mantova attraversato da un ponte. Si tratta esattamente del paesaggio che uno spettatore ammirerebbe abbattendo un muro della stessa Torre. Mantegna, dunque, compiendo il primo importante lavoro a lui affidato dai Gonzaga, avrebbe voluto inserire un drammatico momento del Vangelo nello spazio e nel tempo abitato dalla Corte. Questo episodio confuta in modo convincente l'opinione di chi ritiene l'artista padovano essenzialmente antistorico: la storia sacra, sovradeterminata, si cala invece nella cronaca del reale, che a lei risponde nella verità dell'attimo presente.




Così Venturi descrive l'opera:
A questo tempo della stilizzazione delle figure sacre e della tormentata espressione degli aspetti può assegnarsi la Morte di Maria del museo di Madrid. La Dormitio Virginis della tradizione bizantina è mutata in una cerimonia funebre. Maria è stesa sul cataletto tra due candelabri con ceri. Altri ceri tengono gli Apostoli che cantano le preghiere dei defunti.
Nel fondo, la vista di una laguna su cui stendesi il cielo a striscie di nuvoli. Non v'è il Redentore davanti al feretro; non lo splendore mistico nella palma tenuta da Giovanni; non in cielo l'anima di Maria in forma di fanciulletta nel grembo del figlio divino. Tristi, coi lineamenti contorti, gli Apostoli attorniano la salma: sembrano sacerdoti antichi, druidi che compiano una funzione misteriosa. La simiglianza delle figure del Trittico, anche nell'allungamento de' corpi come inscritti in un cilindro, ci persuade della contemporaneità di questo dipinto con quello.


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