Virgilio, il mago medioevale



Se la fama del vate mantovano e' universalmente diffusa, meno noto rimane il versante magico del suo sapere. Gia' a partire dal decimo secolo della nostra era, Virgilio viene trasformato in un bizzarro filosofo, a meta' tra il profeta e il negromante. Nei monasteri francesi, mani sconosciute annotano, a fianco di un commento dell'Eneide, alcune invocazioni che associano al suo nome gli epiteti di santo, monaco e sacerdote. A Napoli, in particolare, il luogo in cui sarebbero conservate le sue ossa, il popolo parla di sue imprese leggendarie: palazzi fatati costruiti in un batter d'occhio, una mosca dorata a protezione della citta', serpenti scacciati da un suo cenno, statue semoventi poste a difesa dell'impero romano.

Puntualmente, le cronache medioevali annotano e ampliano questi racconti: si sviluppa cosi' una collana di avventure, trascritte da autori diversi per importanza e stile, in cui il poeta appare come un personaggio a volte tenebroso, a volte protettivo. Ad esempio, nel Dolopathos di Jean de Haute-Seille (Lorena, 1180 circa), Virgilio diviene il precettore del figlio di un re, che salva dalle insidie dei nemici e dalla morte.

Si tramanda infine l'episodio di un San Paolo caduto in lacrime di fronte alla sua tomba, sconvolto per non essere riuscito a incontrarlo ancora vivo e a salvarlo dalla dannazione eterna.



Virgilio in una moneta mantovana del tredicesimo secolo



Da queste storie emerge la figura di un uomo dalla sapienza sconfinata, a cui non era sfuggito il prossimo avvento del cristianesimo. Domandarsi da quale origine nasca questa trasformazione unica nel panorama della letteratura occidentale (d'altra parte, Dante sceglie Virgilio come guida per il suo viaggo ultraterreno, e non Aristotele) richiede un'analisi accurata delle fonti e un'intuizione dei percorsi immaginari dell'uomo medioevale. Sicuramente, un elemento decisivo in questo processo e' la perfetta maestria di Virgilio nell'uso della lingua latina che, dopo la caduta di Roma, diviene prima la base di ogni studio grammaticale e poi il linguaggio modello a cui far riferimento nella produzione letteraria. Chi padroneggia questo sistema simbolico puo' essere in grado di evocare potenze infernali attraverso l'uso di formule magiche. Secondariamente, la forza vaticinante del poeta (la nascita di Roma, il bambino promesso dal cielo, il ramo d'oro) viene riconosciuta e reinterpretata, parallelamente agli oracoli sibillini, secondo i canoni della nuova fede. Volontariamente o no, Virgilio ha costruito una sintesi perfetta tra il messianesimo orientale e i miti eroici occidentali.

Che la collettivita' abbia immediatamente percepito questa situazione privilegiata e' facilmente dimostrabile: ad esempio, un tempo la gente di Mantova era solita recarsi davanti alla dimora cittadina di Virgilio (nei pressi del Gradaro) per festeggiare il giorno del suo compleanno con preghiere e canti, quasi fosse il santo patrono.

Dante approvava queste tradizioni? Non sappiamo, ma alcune allusioni contenute nella Divina Commedia ci inducono a rispondere affermativamente. E' forse la pianura boscosa dell'antica isola mantovana la selva oscura in cui il poeta fiorentino si dibatte?


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author: giovanni pasetti