Mantova etrusca e romana



Il lontano passato della provincia mantovana e' un tema affascinante. Virgilio indica una popolazione divisa in tre ceppi, in cui forse predominano gli etruschi: dives avis, ricca di avi, sed non genus omnibus unum, ma non di una sola stirpe; tusco de sanguine vires, le forze derivano dal sangue tirreno. Le ricerche archeologiche svolte sul territorio hanno portato alla luce reperti di diverso tipo e di diverse aree culturali, confermando implicitamente l'intuizione del poeta. Tutta l'area intorno alla citta', prima dell'insediamento romano, era un luogo di passaggio di uomini e di merci. Probabilmente non esisteva un vero centro urbano; piuttosto, una galassia di villaggi si estendeva intorno alla zona lacustre e all'isola emersa, probabilmente destinata a cerimonie sacre.

Il clima e l'ambiente hanno qui, piu' che altrove, una importanza fondamentale. Dal settimo secolo avanti Cristo in poi la presenza di manufatti diviene consistente, per giungere all'apice nel quinto secolo, quando gli Etruschi impostano e regolano un sistema di scambi commerciali tra l'Oriente, le coste adriatiche e le regioni interne. Riconosciamo quasi venti siti con tracce di una civilta' etrusco-padana. Fondamentale e' il Forcello, vicino a Bagnolo San Vito, da cui proviene un ricco materiale: molte ceramiche, a kylix e a skyphos, terracotte, oggetti in osso, pietra, ambra (una delle materie pregiate nel rapporto di compravendita tra il nord e il sud), vasi in bronzo, pendagli, fibule. Citiamo De Marinis: Con lo sviluppo dell'organismo politico etrusco nella pianura padana (Bologna, Spina, Adria...) e la penetrazione commerciale greca, in particolare attica, nell'Adriatico, Mantova venne ad acquistare un ruolo strategico fondamentale... come punto di partenza della via che lungo il Mincio... conduceva a Como, il principale centro della cultura di Golasecca, attraverso cui passavano le relazioni... con il mondo transalpino.



Una mano votiva del periodo romano, collegabile forse al culto di Mithra



Nel 388 a. C. le cose cambiano. I Galli Cenomani invadono questa parte della pianura padana, spinti dal desiderio di impadronirsi di un nodo commerciale da cui ricevevano il vino e il corallo, oltre ad altre merci di primaria importanza. Tuttavia, gia' nel periodo precedente alla definitiva discesa, singoli gruppi di Celti appartenenti alla cultura di La Tene erano migrati verso il meridione, poiche' la dominazione etrusca si dimostrava permeabile agli apporti esterni. Gia' da molto tempo si era formata dunque una produzione mista; erano apparse le tipiche fibule a testa d'anatra (i candidi cigni che navigavano lentamente sul fiume venivano intesi come una manifestazione solare della divinita'), e i motivi vegetali tanto amati dalle genti del nord si erano coperti di rosse palline di corallo, formando i caratteristici intrecci che raffigurano alberi della vita variamente stilizzati.

Cosi', ad invasione avvenuta, in pieno quarto secolo, la mescolanza di culture continuo', ed e' difficile separare i vari apporti, il greco, l'etrusco, il celtico. Proprio a Mantova, a poca distanza da Sant'Andrea, venne scoperto nel 1911 un cratere a figure rosse, con un cavallo e un grifo, sintesi di temi orientali e grecizzanti.

Quanto a Roma, la conquista inizio' a partire dal 225 a. C. e progredi', come al solito, in modo metodico. Tutto era gia' concluso all'inizio del primo secolo: la terra venne divisa e resa fertile, le vie furono tracciate (la Postumia, ad esempio, che tagliava la pianura da sud-ovest a nord-est), le bonifiche avviate. Nell'agro mantovano gli studiosi e gli stessi abitanti hanno individuato diversi stanziamenti. Uno scavo del 1983 in Piazza Sordello ha portato alla luce alcuni piccoli reperti. In altri luoghi, i ricercatori hanno trovato bicchieri, anfore, lucerne, insieme a vario materiale votivo; tra i pezzi migliori menzioniamo la mano che abbiamo riprodotto nell'immagine, un bel vaso in vetro soffiato, un ritratto femminile scolpito con stile abbastanza rozzo.

Infine, non possiamo tralasciare l'episodio della confisca delle terre che tanto sconvolse Virgilio. Intorno al 40 a. C. molti appezzamenti vennero confiscati ai legittimi proprietari e assegnati in premio ai veterani delle guerre civili. Questo gesto, che tocco' personalmente il poeta, va interpretato in un quadro simbolico piu' vasto: l'area intorno a Mantova viene assimilata ad una specie di Arcadia, immersa nella quiete dei canti dei pastori. Il brutale progetto di ripartizione delle terre assume allora il valore di una vera e propria profanazione. Le acque e i campi diventano un Eden perduto: i ricordi ancestrali entrano in conflitto con la realta' del nuovo sistema politico.

Lettura consigliata: Misurare la terra, di De Marinis, Tamassia, Roffia, Pasquinucci, Mutti Ghisi, Bellu' e altri, Modena (Panini), 1984 .



Il labirinto


Ritorno a casa



author: giovanni pasetti