Le opere d'arte nel Palazzo del Capitano



Su Piazza Sordello si affaccia il Palazzo Ducale o, per dir meglio, la sua parte piu' antica. Le bifore e il portico del Palazzo del Capitano ritmano, nel loro gotico semplice, il lato piu' lungo della caratteristica distesa di sassi. Si tratta di un edificio assai antico, la cui costruzione e' antecedente al dominio dei Gonzaga. Furono i Bonacolsi ad ampliare nel corso degli anni a cavallo tra il tredicesimo e il quattordicesimo secolo un gruppo di edifici gia' in loro possesso: Guido, divenuto di fatto signore della citta', provvide a edificare il corpo merlato, scaricando sulle casse del Comune gran parte del costo relativo. Probabilmente, nelle sue intenzioni il Palazzo doveva costituire l' anello di raccordo tra la popolazione e la nascente signoria. Ma i calcoli dell'ambiziosa famiglia si rivelarono ben presto sbagliati: il colpo di Stato portato magistralmente a termine dai Gonzaga cambio' radicalmente l'ordine delle cose. Luigi o Ludovico primo, il nuovo padrone, isolo' progressivamente la parte alta della citta' dal resto dell'abitato, costruendo di fatto una roccaforte isolata, primo nucleo della grande corte. Nella nuova prospettiva, assumeva maggiore importanza la zona alle spalle del Palazzo; si tratta dell'area in cui, alla fine del '300, sorse il castello di San Giorgio. Per volonta' di un altro illustre Ludovico, il protettore del Mantegna, la vita della reggia si trasferi' in quelle stanze. La vecchia costruzione venne progressivamente emarginata, attraversando un periodo di relativo abbandono.


Un'immagine del Palazzo del Capitano


L'interno del Palazzo ospitava una collezione d'opere d'arte poco conosciute ma di grande valore. Alcune di queste sono state trasferite nel 2005 presso il Museo della Cittā, nel Palazzo di San Sebastiano, e sono ivi visitabili. Ricordiamo ad esempio molte lapidi medioevali, provenienti da diverse localita' cittadine, che testimoniano la continua opera edificatoria in luoghi sacri e profani, come il Ponte dei Mulini, San Giovanni del Tempio o San Barnaba; o la statua di Virgilio seduto, con la barba e in atteggiamento dottorale, risalente agli anni 1210-1215; da ultimo, non possiamo dimenticare le cinque figure in terracotta provenienti dalla facciata di un palazzo in via Frattini: si tratta di opere di pregevole fattura, commissionate a Donatello e forse eseguite dal giovane Mantegna.

Tornando al Palazzo del Capitano ricordiamo, dal punto di vista storico, una galleria di ritratti dei Gonzaga dipinti su affreschi settecenteschi, staccati dalla sala che oggi mostra in tutto il suo splendore il ciclo cavalleresco di Pisanello. Ugualmente interessanti sono alcuni reperti araldici, in cui si riconoscono le imprese, le insegne e le onorificenze che i signori mantovani scelsero o conquistarono durante la loro lunga scalata ai vertici della nobilta' europea.

Di grande impatto e' l'immagine in marmo di Margherita Gonzaga, unica parte restante del suo monumento funebre; l'opera venne ultimata dai fratelli veneziani Dalle Masegne, autori dell'ormai perduta facciata gotica del Duomo. Notevolissimo č un trittico in osso e legno della prima meta' del secolo XV, raffigurante la Madonna in gloria (magnificamente incise sono le ali degli angeli); la sua origine e' a tutt'oggi ignota.

Il visitatore verra' certamente colpito dalla grande crocefissione trecentesca, per la quale sono stati proposti i nomi di Tommaso da Modena, Jacopino di Francesco, Andrea de' Bartoli. L'affresco proviene da una cappella demolita, situata nello stesso Palazzo; significativa e' la presenza, in cima alla croce, di un pellicano che nutre i piccoli con il suo sangue. Passando poi ad altri pezzi scolpiti, oggi conservati in altre sale del palazzo, straordinario e' un fregio di camino di Luca Fancelli, in cui si riconoscono, oltre a quattro putti che reggono lo stemma dei Gonzaga, altri quattro profili recanti alcune imprese o motti della famiglia: tra loro, l' enigmatica scritta AMOMOS; forse a Donatello e' attribuibile il bassorilievo con il Cristo che versa il suo sangue in una coppa eucaristica; di Tullio Lombardo o di Gianmaria Mosca e' un Filottete in marmo, di evidente ispirazione classica.

Infine, di grande importanza sono le collezioni delle terrecotte e delle ceramiche. Motivi floreali, legati talvolta alla sopravvivenza di antichi riti, si intrecciano in disegni armoniosi.


Lettura consigliata: Palazzo del Capitano - Medioevo e Rinascimento, Autori Vari (in particolare, Ivana Freddi, Giovanni Rodella, Ugo Bazzotti, Maria Grazia Vaccari), Mantova, 1986 .


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author: giovanni pasetti