Un lago in cui specchiarsi


Mantova e' la citta' che sorge dai laghi. Lo sottintende Virgilio, lo vede il turista che ammira il Castello, le torri e i campanili allineati sulla riva. Oggi, la costruzione plurisecolare di argini e dighe ha limitato fortemente la superficie delle acque. I laghi formati dal Mincio, che si allarga a colmare le terre paludose, sono ancora tre, Superiore, di Mezzo e Inferiore, e cingono su tre lati le abitazioni, tanto che solo dal versante sud si puo' raggiungere il centro storico senza attraversare un ponte. L'incanto tuttavia rimane, specialmente nelle belle giornate autunnali, quando un sottile strato di nebbia, a mezzogiorno, vela la luce del sole e la diffonde, tingendo le muraglie e gli alberi di rosa e di azzurro.

Ma lo sviluppo idrogeologico dell'area e' argomento di accese discussioni. Innanzitutto, non si conosce esattamente l'antico tracciato del Mincio. Secondo un'ipotesi attendibile il fiume non era un affluente del Po, ma sboccava direttamente in mare; d'altra parte, in epoca antica il Po stesso era un insieme di corsi che scorrevano paralleli, irrigando un amplissimo territorio. Per altri studiosi, pero', il paesaggio pre-romano era simile all'attuale anche se, naturalmente, predominavano le selve e le paludi create dall' ingens Mincius. Citiamo il Marani: Rimane da chiedersi se l'altura di cui si e' detto fosse tutta contornata dall'acqua e se quindi la citta' sia stata fondata su un'isola, ossia se esistesse gia' in antico quella diramazione delle acque che, separandosi dal Mincio a monte della citta' e riunendovisi a valle, girava con ampia curva a ponente e a meridione... quella diramazione, insomma, che piu' tardi ebbe il nome di Lago di Paiolo... E' questo il quarto lago, che sicuramente esisteva dopo l'intervento di Alberto Pitentino, l'ingegnere medioevale che, costruendo la diga dei Mulini nel 1190, protesse le case dalle continue inondazioni. Un documento dell'inizio del dodicesimo secolo, la Vita Anselmi Episcopi Lucensis, afferma appunto che il traghetto era indispensabile per spostarsi da Pietole a Mantova. I passi della IX Ecloga in cui il poeta sembra dire che i contadini potevano giungere in citta' camminando non hanno un significato del tutto univoco; molto meglio ascoltare l'invocazione rivolta a Varo, in cui traspare il carattere irrimediabilmente acquatico della zona: Varo, il tuo nome i cigni con il loro canto leveranno in alto alle stelle, purche' ci resti Mantova...



Una classica veduta di Mantova dal ponte di San Giorgio
I lavori idraulici in eta' comunale furono completati dalle dighe di Pradella e Cerese e dalla chiusa di Governolo. Inoltre, venne tracciato il Rio, ovvero il canale che taglia in due la citta', collegando il lago Inferiore a quello Superiore (oggi e' in larga parte coperto dall'asfalto, ma offre ancora suggestivi scorci).

Riprendendo la questione dell'isola dal punto di vista etimologico, proponiamo ora alcune brevi osservazioni. Come e' noto, la versione corrente sostiene che il nome Mantova deriva, o da Manto la profetessa tebana, o da Mantu, un dio etrusco degli inferi. In entrambi i casi la voce originaria sarebbe associata al dono della chiaroveggenza divina, poiche' in greco indovino si dice mantis, parola a sua volta derivata da un men indoeuropeo che si riferisce alla potenza dello spirito (Minerva, mente) o all'invasamento (mania, maniaco). Collegamento ulteriore con gli dei Mani, i protettori dell'eterno riposo, e con l'accadico manu, rendo noto, dichiaro, espongo. Seguendo una diversa pista, tuttavia, si puo' ritenere probabile che il toponimo fosse in realta' legato alla cultura celtica. Non dobbiamo dimenticare che Andes, l'altro appellativo della virgiliana Pietole, deriva da una tribu' di Galli, gli Andecavi, i medesimi a cui si deve il nome della citta' di Angers, posta nel loro territorio. Due strade si aprono di fronte a noi. Da un lato, man allude nel linguaggio celtico ad un'altura, che si eleva repentinamente nel paesaggio; per quanto questo possa sembrare assurdo, se guardiamo la piatta pianura padana, dobbiamo ricordare che un'isola sorgente dalle acque, anche se di altezza limitata, da' comunque l'impressione di un emergere, di un salire. Inoltre, la seconda proposta che ci sentiamo di avanzare riguarda proprio il concetto di isola. Esiste l'isola di Man, esiste l'isola di Mona, esiste il fiume Medonta, da cui le numerose Mantes francesi. C'e' soprattutto un dio celtico-gaelico, Manannan mac Lyr, Manannan figlio di Lyr, che risulta essere l'equivalente del Nettuno greco ed e' implicato in numerose leggende ancestrali, tra cui quella dei bambini-cigni. Egli e' appunto il protettore dell'isola di Man, il cui simbolo e' un triscele, ovvero un disegno a tre raggi. Che gli inferi siano legati alle profondita' marine viene dimostrato da vari racconti: una terra emersa dalle acque, specialmente se fluviali, veniva intesa dalle popolazioni dell'antica Francia come un luogo di transito tra il nostro mondo e l'aldila'; d'altra parte, il Caronte greco e' un traghettatore di anime. Infine, come ultima notazione, dobbiamo riccordare che il latino mano, il nostro emanare, viene accostato al gallico mawn, aquitrino, all'ebraico majan, sorgente o fontana, all'accadico enu, flusso d'acqua che si sprigiona. Qualcosa di sorgivo, dunque.

Lettura consigliata: Mantova e il problema dei suoi laghi, di Egidio Azzi, Suzzara (Edizioni Bottazzi).



Il labirinto


Ritorno a casa



author: giovanni pasetti