Nel vangelo di San Giovanni (19, 34) viene nominato un soldato che avrebbe squarciato il corpo di Cristo
con un colpo di lancia. Il suo nome resta misterioso ma, poco piu' tardi, il Vangelo Apocrifo di Nicodemo lo chiama
Longino, associandolo evidentemente all'arma (lonke) con la quale egli inferse quella crudele ferita. Una
leggenda racconta che in seguito il cavaliere si converti' e ritorno' in Italia, da cui forse proveniva.
Ippolito Donesmondi afferma, nella sua Istoria Ecclesiastica di Mantova del 1612, che Longino
giunse in citta' nel 36 dopo Cristo, portando con se' il Santo Sangue. Per la precisione, si trattava di alcune
gocce del sangue di Gesu', mescolate alla terra in cui erano cadute, e di un pezzetto della spugna imbevuta
d'aceto con la quale venne tormentato. Il cavaliere si sarebbe convertito nell'attimo in cui queste stille
divine, scorrendo lungo l'asta, arrivarono a toccare i suoi occhi malati e li risanarono. Divenuto cosė
apostolo, avrebbe annunciato a Mantova (prima citta' dell'occidente a essere evangelizzata) la parola di
Cristo, dopo aver nascosto nell'ospedale dei pellegrini, accanto al tempio di Diana, il suo tesoro, chiuso in
una cassetta di piombo.
Poco dopo, forse il 15 marzo dell'anno 37, sarebbe stato decapitato in un luogo chiamato Cappadocia, vicino alla chiesa del Gradaro, sorta appunto nel terzo secolo in ricordo del martire. Probabilmente, il quartiere si chiamava cosi' proprio perche' accoglieva i profughi e i reduci che giungevano dall'Oriente sconvolto dalle guerre. Ma la figura di Longino rimane controversa nella stessa tradizione cristiana, che confonde due personaggi, il soldato della lancia e il centurione romano che proclamo' la divinita' di Cristo appena dopo la sua morte in croce. Esistono infatti due santi omonimi, ma con destino, data e luogo di morte diversi (il centurione venne ucciso proprio in Cappadocia, regione dell'Anatolia).
Impossibile qui analizzare i complessi rapporti tra leggenda, mito e verita' storica. Bastera' ricordare che il Sangue di Cristo e' il perno su cui ruota la devozione popolare e l'immaginario cortese nel periodo che va dall'alto medioevo alla fine dell'epoca barocca. San Longino non e' il patrono della citta' (questo posto viene occupato da Anselmo, il fido consigliere di Matilde); tuttavia, la figura del cavaliere apostolo compare in gran parte delle monete prodotte dalle zecche mantovane e riveste, insieme a Virgilio, il ruolo di protettore della nostra terra.
E' interessante notare come questo mito (che accomuna Mantova a Fecamp e a Bruges, altri luoghi dove si venerano particelle indipendenti del Sangue di Gesu') sia segnato continuamente dalla duplicita'. Due infatti sono i Sacri Vasi che contengono la reliquia, due i santi di nome Longino - l'orientale e l'occidentale -, sempre due le divisioni a cui il tesoro viene sottoposto nel corso dei secoli. Resta comunque indubbia l'importanza della reliquia, che viene periodicamente riaffermata dal potere ecclesiastico e da quello temporale. Per altre notizie, si veda l'articolo relativo ai Sacri Vasi.
Lettura consigliata: Storia e Arte religiosa a Mantova, Autori Vari, Edizioni Casa del Mantegna, 1991.