Altri affreschi antichi



Dove sorgeva il monastero benedettino di Sant'Andrea, fondato nella prima meta' dell'undicesimo secolo (le date proposte non collimano esattamente)? Certo, il suo nucleo era rappresentato dalla grande chiesa romanica che Ludovico Gonzaga ordino' di abbattere per fare posto alla nuova costruzione albertiana. Analoga sorte ebbe, negli stessi anni, la comunita' monastica, accusata di non attendere con la dovuta cura al compito di conservazione della reliquia del Sacro Sangue. Cosi', uno dei momenti fondamentali della storia di Mantova resta avvolto nel mistero, tanto piu' che l'archivio dei Benedettini brucio' in un incendio. Possiamo immaginare che gli edifici si estendessero a sinistra e a destra dell'attuale facciata, in modo da comprendere, da una parte, la piazza oggi intitolata a Leon Battista Alberti e, dall'altra, una buona meta' di Piazza delle Erbe. Qualche studioso ha anche ipotizzato che lo stesso Palazzo della Ragione avesse in origine una destinazione religiosa, in collegamento con la Rotonda di San Lorenzo. Ma, poiche' sul lato sud nulla resta di significativo, dobbiamo tornare al versante nord, nella speranza di rintracciare alcuni significativi indizi. Esaminiamo dunque la zona antistante al portale sinistro di Sant'Andrea, mai terminato. Piazza Leon Battista Alberti offre un colpo d'occhio mirabile, e riassume, nella difformita' delle facciate e delle fabbriche, elementi che appartengono a periodi diversi e contrastanti. Su tutto aleggia un'impressione di non finito, quasi ci trovassimo di fronte alle rovine di una reggia antica, distrutta da un terremoto nel bel mezzo dei lavori. L'enorme fianco chiaro della chiesa, il vestibolo laterale, irregolare e irto di scanalature, crepe, mattoni sovrapposti, alcune case di varia epoca, i resti di un chiostro tardo-gotico, recentemente e opportunamente collegati a piazza Mantegna attraverso un passaggio che ci offre l'occasione di ammirare meglio lo svettante campanile.



Un affresco duecentesco raffigurante un unicorno, trovato nell'area dell'antico monastero



Sull'angolo accanto al colonnato sorgono alcune abitazioni, un tempo di proprieta' ecclesiastica. Recenti ristrutturazioni hanno permesso di individuare gruppi di preziosi affreschi, eseguiti in periodi diversi. Molti risalgono al primo quattrocento; ma, all'interno di una sala, e' apparsa una fascia decorata da motivi geometrici che inquadrano una teoria di animali dipinti su fondo bianco. Si tratta in parte di comunissime bestiole (un cane, due galli dal collo intrecciato), e in parte di raffigurazioni fantastiche. Spiccano, per la gentilezza del tratto e la grazia del movimento, un sagittario che ha appena scoccato una freccia da cui un cervo viene trafitto, e un mansueto e candido unicorno. Tre sono le osservazioni che vogliamo proporre. Innanzitutto, l'evidente affinita' tra gli ornamenti colorati e gli analoghi inserti di Palazzo della Ragione. Poi, la somiglianza tra l'unicorno mantovano e il medesimo esemplare favoloso effigiato nei mosaici medioevali di San Benedetto Po. Infine, il motivo ricorrente sullo sfondo: tre palline rosse, che ricordano per forma e colore le gocce di sangue rappresentate nei diversi dipinti che ritraggono i Sacri Vasi. Tutta la fascia puo' essere datata al dodicesimo o, al massimo, al tredicesimo secolo. Oltre alla bellezza delle figure, occorre sottolineare come quest'opera sia un doppio anello di congiunzione. E' infatti la sintesi di un tema sacro (l'unicorno e' simbolo di purezza, dunque di Cristo, come ben si vede negli arazzi francesi conservati al Museo di Cluny) e di uno stile di vita cortese (d'altra parte, nei romanzi cavallereschi spesso il cavaliere impegnato nella caccia si trova di fronte ad un'apparizione ultraterrena, come il cervo bianco). Inoltre, la presenza ripetuta del piccolo segno rosso e' la prova di un profondo rapporto tra realta' devozionale e immaginario artistico. Nella stessa sala, una Madonna disperata assiste il Cristo morto toccandogli delicatamente con la mano la piaga. Il sangue scende, e bagna la nostra terra.


Ritorno a casa



author: giovanni pasetti