Il fondo ebraico della Biblioteca


Mantova fu uno dei luoghi fondamentali dell'insediamento ebraico nel territorio nazionale. In particolare, se prendiamo in esame la parte settentrionale del paese, la citta' rivaleggia con i centri piu' noti di Ferrara e di Venezia. I primi abitanti di stirpe ebraica arrivarono probabilmente nella provincia in epoca romana, seguendo le correnti commerciali che dall'Adriatico portavano verso l'entroterra. Non esistono oggi documenti che risalgano ad un tempo cosi' lontano; notiamo pero' che gia' nel medioevo la comunita' locale era numerosa e particolarmente qualificata dal punto di vista intellettuale. Nel 1145 il celebre sapiente spagnolo Abraham Ibn Ezra si fermo' nella citta' durante un viaggio nell'Italia del nord, e qui scrisse l'opera Tsahut o Dell'Eleganza, che tratta delle lettere e della grammatica.

E' questo l'inizio di una catena ininterrotta di uomini di lettere, poeti, teatranti, religiosi e, soprattutto, cabalisti. Mantova divenne infatti la sede di piu' scuole cabalistiche, spesso in contrasto tra loro. Questa attivita' di pensiero venne certamente favorita da due elementi. Innanzitutto, la relativa benevolenza dei regnanti che, per ragioni esclusivamente finanziarie (facilitazioni nel prestito di denaro), lasciarono che la comunita' conducesse un'esistenza tranquilla proprio nel centro della citta', a ridosso della Basilica di Sant' Andrea. Solo all'epoca dell'Inquisizione il duca Vincenzo fu costretto (1602-1610) a sbarrare le porte del quartiere, tramutandolo in un tipico Ghetto. Il secondo elemento che a nostro parere occorre considerare riguarda la particolarita' dell'ambiente mantovano, fortemente permeato, a partire da Virgilio, da componenti messianiche non del tutto ortodosse. La stessa venerazione del Sacro Sangue fa parte di un piu' complesso sistema simbolico-mistico in cui la tradizione della cabala, gia' di per se' eterodossa, non fatico' a inserirsi.



Il frontespizio dell'edizione dello Zohar




Puntualmente, nel fondo ebraico della Biblioteca comunale si traduce la ricchezza di una scuola, il conflitto delle opinioni, il radicamento dei testi sacri. Questo lascito oggi esiste grazie alla grande operosita' delle tipografie ebraiche mantovane. In particolare, la gemma assoluta della raccolta e' la prima edizione a stampa (in assoluto) dello Zohar, l'opera cardine della Cabala, il libro dello Splendore. Nel 1558 Mantova, seguita a brevissima distanza da Cremona, prese su di se' il compito apparentemente paradossale di pubblicare cio' che era ai confini della segretezza piu' impenetrabile. La scienza e la pratica cabalistica, infatti, presuppongono un cammino di avvicinamento arduo e difficile, e addirittura proibiscono a chi ha meno di quarant'anni lo studio dei passi piu' controversi. Eppure, fu senza dubbio per una volonta' precisa, e non senza resistenze, che i cinque volumi, scritti in Spagna intorno al 1268, vennero consegnati ai tipografi. Indizio che, talvolta, si ritiene necessario esporre piuttosto che nascondere, preferendo nel primo caso il modo di diffusione piu' diretto e internazionale? Non sappiamo.

Sta di fatto che la collezione della Biblioteca e' imponente e ricchissima. Vogliamo menzionare la grande quantita' di commenti alle piu' rilevanti opere sacre ebraiche: si tratta di annotazioni, spesso ricavate dalla tradizione orale, giunte a noi dalla voce di Isacco Loria o di Mose' Cordovero, uomini che nell'ambito della sapienza orientale rivestono la medesima importanza che ai nostri occhi ha un Platone o un Aristotele. Numerose anche le edizioni di filosofi ebraici medioevali, come Maimonide. Rilevante la presenza di composizioni poetiche. Citiamo infine, come autore ispirato e poliedrico, Mose' Zacuto: nacque ad Amsterdam all'inizio del 1600, visse a Venezia e infine divenne rabbino di Mantova: scrisse molti trattati mistici, che ebbero grande rinomanza.


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author: giovanni pasetti