Il Duca di Atene

Quinto

Nel cuore di Roma, dove chiese sconsacrate si affiancano a palazzi tanto alti da soffocare i vicoli e le strade, un pubblico di studenti stava assistendo a una conferenza intitolata "Eresie e religiosità popolare nell'epoca della Controriforma".

Era sera; i ritardatari entravano rapidamente nella sala maggiore, sedendosi in fretta nel tentativo di nascondere l'imbarazzo. Molti si distraevano ammirando la grande opera che affrescava la volta, un giudizio universale dipinto da qualche sommo ma ignoto artista.

In centro stava Dio, un vecchio ammantellato dall'espressione stanca che stringeva gelosamente in pugno un fascio di fulmini, ultima traccia delle divinità pagane. Di quelle divinità imitava anche il contegno sdegnoso, come se lo spettacolo che lo attorniava non meritasse alcuna attenzione. Ma l'esercito degli angeli, per nulla turbato dalla sua presenza lontana, si affaticava ad eseguire gli ordini di sempre, mietendo le anime pure e le anime perdute, dividendo accortamente il frutto sano (un bianco resto d'uomo) dal frutto marcio e destinato a cadere.

Fra terra e cielo si apriva una voragine, e la terra stessa, inclinandosi pericolosamente, costringeva i morti non redenti ad aggrapparsi con le mani e le unghie ai cespugli e alle rocce, nella speranza di sfuggire al precipizio. Il mondo non era più una madre ospitale. Un fumo giallo e nero veniva dal buio, soffiato con insistenza dalla bocca del demonio. Satana era un essere vestito di sangue e di peste, armato di ali che sventolando attiravano nella disperazione infernale migliaia di corpi stravolti. Corpo e anima erano fonte del medesimo tormento.

Giunte al limite estremo della volta, le fiamme scendevano e l'immaginazione tornava ad essere semplicemente pittura. File di seggiole riempivano la sala, mentre l'intervento del terzo oratore non era ancora concluso. Ma dalla porta sul fondo apparve Diana, e i colori dell'affresco presero da lei nuova vita.

Diana era bella. Era una donna di vent'anni che riassumeva nel suo aspetto uno slancio eterno e il destino di non avere nessuna meta a cui tendere, se non quella della propria agguerrita sopravvivenza. Le sue labbra luccicanti segnavano un volto smagliante, mentre i capelli neri, gli occhi azzurri e il corpo alto accendevano l'inutile sogno di un sorriso. Aveva già provocato un forte mormorio, perché uomini e donne si voltavano al suo arrivo, disimparando subito ad affrontarla. Chi la incontrava per la prima volta era indotto a chiedersi quanto costava e chi la vendeva; ma, chiunque fosse, capiva presto e a proprie spese che ogni regalo offerto a lei, in qualsiasi modo, veniva bruciato da un'arroganza gelida, unita a una sicurezza incomprensibile e feroce.

Era forse ingiusto donarle qualcosa, equivaleva a concederle un vantaggio eccessivo. Allo spettatore anonimo non sembrava possibile, comunque, ridimensionare un oggetto privo di confini; era inutile negare il suo fascino, e così molti, nella sala, cercavano di avvicinarsi per sentirla parlare.

Diana non parlò, guardando con attenzione distratta il pubblico, mentre nessuno riusciva a incrociare il suo sguardo. Infine uscì, non riconoscendo la persona che aveva sperato di trovare, né alcun'altra a lei nota. Il telefono appeso nella stanza attigua le suggerì di chiamare in soccorso un'amica.

Nessuno la vedeva più, nessuno l'ascoltava; la voce pesante di un professore si mescolava alla sua.

"Clara? Sono io. Senti, perché mi hai fatto venire qui? Lui non c'è. L'ho cercato, ma non c'è."

"I moti di ribellione erano scatenati dall'improvviso emergere di uomini dotati di grande carisma, privi purtroppo delle qualità necessarie per affinare il loro impeto."

"D'accordo, l'informazione sembrava esatta. Ma io devo averlo davanti. Deve essere lui a venire da me e iniziare a parlare. Non posso inventarmi un miracolo."

"La fantasia popolare non aveva così altro sfogo che dedicare se stessa a irrobustire il culto della pletora di santi di cui era circondata l'ipostasi suprema della Trinità. Ricordiamo infatti che si possono contare almeno duecento città dove..."

"Clara, mi hai stancata con le tue lamentele. Ti chiederò un parere quando ci sarà qualcosa di concreto. Adesso voglio un incontro a ogni costo. Lo sai in che situazione sono. Sì, come al solito. Ma questa volta è diverso, è importante. È importante!"

"Importanza sempre maggiore acquisiva la venerazione per la Beata Vergine, che accoglieva in sé quelle note di remissività e di dolcezza ben adatte a rappresentare, in un'epoca tanto travagliata..."

"Ti ricordi cosa ho fatto per te, un mese fa? Bene, devi semplicemente ricambiare, e non dirmi ancora che è difficile. Sai quanto ci tengo."

"La repressione arrivò, inevitabile. È problematico parlarne, oggi. Non abbiamo scoperto nessun documento originale che ci dia conto delle stragi avvenute nelle campagne. Oltre cinquemila morti, si pensa."

"Perché, non ti sembro morale?"

...

Diana Almonti

Lettura consueta

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