I Cavalieri e il Palazzo


L'attuale centro di Mantova venne edificato in epoca comunale, secondo modalita' e intenzioni non del tutto chiarite. Certamente, l'ubicazione dei nuovi palazzi intendeva contrapporsi alla cittadella che attorniava Piazza Sordello, abitata dalle famiglie piu' potenti. Oggi, sul fianco destro di Sant'Andrea si aprono due piazze, l'una grande, l'altra piu' piccola. Si chiamano Broletto e delle Erbe, nomi che testimoniano come la zona fosse un tempo non urbanizzata e priva di selciato.

La situazione viene resa intricata da altri due fattori: la presenza di un'ampia area monastica benedettina (dai confini non ben precisati) nei luoghi dove venne ritrovata la reliquia del Sangue; la disposizione delle dimore dei Canossa, che sicuramente esistevano, ma di cui non resta traccia.

Piazza Broletto e' dominata dal Palazzo del Podesta', una bella costruzione del 1227, rifatta in epoca rinascimentale; notevole e' la statua duecentesca di Virgilio in cattedra, protetta da un'edicola gotica; bella la grande torre che si eleva sulla destra; a sinistra, l'arco dell'Arengario porta al palazzo del Massaro nelle cui sale, oggi adibite alla ristorazione, si puo' ammirare un suggestivo affresco del primo quattrocento che raffigura una veduta della citta' turrita e merlata. Attraverso il Sottoportico dei Lattonai si giunge a un cortile interno dove e' ricavata una suggestiva scala tardogotica; quindi si esce in Piazza delle Erbe, caratterizzata dall'imponente Palazzo della Ragione, eretto nel 1250 ma rimaneggiato piu' volte, fino al nostro secolo. Qui si apre una questione complessa, che riguarda direttamente la destinazione dell'edificio e il suo rapporto con ambienti piu' antichi; epigrafi ed affreschi medioevali non contribuiscono a risolvere il problema.



Un particolare dell'affresco sul muro di fondo del Palazzo della Ragione



In questa sede, tuttavia, ci interessa esaminare l'apparato decorativo del palazzo. Al suo interno, nell'ampia sala rettangolare, si trovano, oltre a fregi di epoca relativamente piu' recente, due gruppi di affreschi di stile romanico, sovrapposti l'uno all'altro. Analizzando lo strato meno arcaico vediamo, nella sezione alta della parete di fondo, un San Cristoforo con Cristo bambino sulle spalle, quasi sospeso sopra il curioso disegno di un vortice d'acqua, dalla struttura proto-labirintica. Piu' a destra, scorgiamo una Madonna in trono con bambino, attorniata da santi e angeli e sovrastante una scritta che inneggia alla Vergine:Tu vite portus, tu delectabilis ortus, tu pares absque maris semine stella maris... Piu' in basso, appare la parte inferiore del corpo di sei figure, con l'iscrizione Frat Iane Bon, che allude al frate Giovanni Bono. Ancora piu' in basso, i patriarchi Giacobbe e Isacco, divisi dall'albero della vita: sostengono delle piccole anime nude, raccolte in due grandi lenzuoli, e guardano verso una specie di sole raggiante da cui esce una coda: e' una stella cometa. L'iscrizione Grixopol Pictor Pa...sis depinxi hoc opus e' la firma inequivocabile dell'autore. A destra, altri personaggi mutili compongono forse una Crocefissione, inserita in un piu' ampio Giudizio Universale.

Di stile diverso, e di fascino addirittura superiore, e' lo strato piu' antico. Due schiere di cavalieri muovono sulla medesima parete di fondo, da destra e da sinistra; forse stanno assaltando una rocca, oggi purtroppo coperta dagli affreschi che abbiamo gia' menzionato. Ognuno dei guerrieri e' contrassegnato da un diverso emblema, sullo scudo e sull'elmo; oltre a motivi a righe e a bande, si puo' riconoscere il giglio lorenese. Simmetricamente, sulla parete opposta, quella piu' vicina alla torre dell'orologio (rinascimentale), assistiamo a una scena inconsueta: un branco di grossi pesci naviga sotto alcune imbarcazioni a vela. Un ulteriore episodio è stato poi rinvenuto: un prelato sembra consegnare un voluminoso libro a un dignitario, mentre ai lati sono dipinte graziose figure in stile ottoniano. Si attende la decifrazione di una scritta contigua, che dovrebbe contenere utili informazioni.

Innumerevoli le ipotesi, soprattutto in relazione agli affreschi dello strato profondo. La piu' suggestiva spiega il tutto rifacendosi alle cronache della prima o della seconda crociata (il varo delle navi, la conquista della citta' di Antiochia). Storie avvenute in un periodo antecedente a quello delle pitture, ma sicuramente collegabili a Mantova: nel territorio della provincia passo' un contingente delle truppe partite per liberare il Santo Sepolcro. Meno brillante sembra la tesi che interpreta il ciclo come una semplice rappresentazione di qualche fatto d'arme locale: troppe le famiglie riunite, troppo vasto quel mare pieno di mostri.

Lettura consigliata: La Rotonda e il Palatium di Matilde, di Arturo Calzona, Parma, 1991.



Il labirinto


Ritorno a casa



author: giovanni pasetti