Il Duca di Atene

Ventisettesimo

A Chioggia, l'ordine era di svegliarsi alle cinque di mattina. Alle proteste, Andrea aveva risposto "Non vi piace vedere il sole mentre sorge sul mare?" Vinci pensò che era un pessimo segno.

"Quando il capo inizia a inventarsi comandi strani, significa che teme di perdere il controllo e sente crescere la diffidenza. Vuole confermare il suo prestigio e immagina d'essere un genio incompreso. Ma Andrea non è nemmeno un capo. Soffre, perché intuisce che la sua funzione è mal definita, precaria. Il progetto appartiene al mondo dei sogni. È un cattivo inizio."

Il cosiddetto capo camminava a grandi passi sul molo, studiando le imbarcazioni ormeggiate e rivolgendosi di tanto in tanto ai marinai già svegli, chiedendo il loro nome. Vinci desiderava davvero aiutarlo.

"Cercherò di avvicinarmi, con la scusa di ottenere spiegazioni. Purtroppo rischio di urtare la sua suscettibilità, lui è così fragile. Se solo qualcuno gli offrisse condizioni migliori... No, questa è una pretesa assurda."

Accostandosi al molo, gli sembrava d'essere un anziano luogotenente che va a parlare con il suo giovane e folle generale per indurlo a riflettere, a ragionare, a differire il giorno della battaglia. Ma il generale pensava alla gloria, e se ne rideva delle esitazioni.

"Ah, Vinci! Bene, ti volevo chiamare. Credo che gireremo qui le prime scene. Devo confessarti che il mare è entusiasmante." Sorrise. Subito, però, cambiando tono: "Sono pronti gli operatori?"

"Sì, mio comandante" rispose Vinci, sogghignando.

"Bravo, sei allegro. Che si portino su quella darsena. Filmeremo un poco d'acqua e di cielo."

Era necessario puntualizzare, fermarlo: "Ascolta, Andrea. Puoi spiegarmi la scena, in modo che anch'io sappia quello che vuoi?"

Andrea si voltò verso Vinci. Non aveva più lo sguardo vagante fra la terra e il mare, né indicava più la darsena lontana. Aveva già abbandonato l'espressione felice di chi è libero di spaziare a suo piacere nel regno vasto delle possibilità. Era improvvisamente depresso, come se gli costasse una fatica enorme giustificare momento per momento le decisioni da prendere. Era ormai convinto che fossero proprio i compagni d'avventura a ostacolarlo davvero. Rispose, sfoggiando un ultimo ritaglio di pazienza: "Cosa ti devo spiegare, esattamente?"

Il discorso si animò subito. "Non rispondermi con un'altra domanda. Cosa devono inquadrare gli operatori, le nuvole?"

"Non sarebbe una cattiva idea. Ma, a parte gli scherzi, mi serve una descrizione rapida della città, vista dal porto. Occorre creare un'atmosfera di attesa, senza sottolineare la presenza delle persone, esaltando invece gli elementi della natura. La natura. Là in fondo, dove c'è quella foschia, presto splenderà il sole. È chiaro? Comunque, io sarò sempre accanto alle telecamere per controllare ogni cosa."

Vinci era irritato. "E il mio ruolo? Se devo solo eseguire quello che ti passa per la testa, cerca almeno di trovare buoni spunti. Non sopporto la confusione."

Andrea lo fissò con aria sfuggente, accennando al problema essenziale. "Molte cose sembrano confuse. Il mio lavoro consiste nel riuscire a convincere il nostro dirigente del valore del progetto. Allora, è fondamentale presentargli non abbozzi di storie ma immagini suggestive, nella speranza che sia capace di cogliere la tensione che intendo imprimere al ritmo del racconto. Continuerò a seguire questa strategia, e non sono stupido né velleitario. Non merito d'essere giudicato presuntuoso solo perché non chiedo esplicitamente i consigli altrui. Il mio compito è difficile. Per questo devo isolarmi, per non essere influenzato dall'umore di chi mi accompagna senza condividere totalmente la meta. Il rischio è mio, capisci? Voi siete pagati per i vostri fastidi."

Aveva pronunciato queste frasi come parlando a se stesso, quasi volesse dissolvere per sempre i dubbi che lo perseguitavano. Non si era invece accorto della durezza del suo tono, non aveva tenuto conto che ad ascoltarlo c'era un amico. Vinci scosse la testa.

"È inutile insistere, il mio aiuto è superfluo. Fai pure: io rimango, e mi disinteresso della faccenda."

Se ne andò, chiamando a raccolta gli operatori con ampi cenni.

Andrea subì questa reazione con sufficiente distacco: era rassegnato ad interpretare al meglio la sua parte. Lo confortavano i colori dei muri intorno al porto, brillanti e contrapposti, quasi a testimoniare che l'entusiasmo nasceva dai contrasti. Il mare e la salsedine lo resero nuovamente euforico.

Gridò alla troupe, che si radunava accanto a lui, "Quando il sole sarà più alto noleggeremo un battello per navigare verso Venezia. Coraggio, mettiamoci al lavoro."

Nessuno osò replicare, ma Fortunato disse a Vinci "Qui tutto andrà a rotoli."

Vinci rispose "Non so, forse."

...

Andrea

Fortunato

Lettura consueta

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